Anni fa intrapresi una mia
ricerca su Marte, basandola sul materiale cartaceo reperibile.
Allora…Allora non esisteva
Internet e, a causa di questo, oltre alle oggettive difficoltà
connesse al reperimento di fonti utili ed aggiornate, ho pure avuto
il dispiacere di non riuscire a (ri)trovare dei libri che,
all’epoca, erano considerati dei veri e propri Best-Sellers, data la
loro qualità ed i loro contenuti.
Oggi tuttavia, lavorando on-line,
molti problemi di ricerca di fonti e documenti, li ho risolti senza
incontrare particolari problemi e poi, mentre cercavo di ricreare la
mia libreria di quando ero appena ventenne, ho pure avuto la gioia
di ritrovare un libro particolare: un bellissimo volume firmato da
Carl Sagan e che si intitola “Cosmo”
Il dettaglio di quel libro che
mi ricordavo maggiormente era nella citazioni, fatte dall’Autore, le
quali erano relative al lavoro di un microbiologo: il Dr Wolf
Vladimir Vishniac. Uno Scienziato - forse “troppo
evoluto” per i suoi tempi -, il quale mi catturò, sia come persona,
sia per i pensieri e le intuizioni che ebbe.
Ed ora Vi spiego, attraverso
un passo di questo libro, che cosa il Grande Vishniak
avrebbe potuto dimostrare circa la possibile (ed attuale) Biologia
di Marte.
Tratto da “COSMO” di Carl
Sagan……..Pgg. 123/124 della versione Italiana
“…Ma qual’è il modo migliore
per cercare micro-organismi su Marte, dati i vincoli severi su
dimensioni, costi e riserve energetiche?
Non possiamo, almeno per ora, mandare dei microbiologi sul posto (…)
Sono stato amico di uno straordinario microbiologo, Vladimir
Wolf Vishniac, dell’Università di Rochester, New York. Una
volta, sul finire degli Anni ‘50, quando stavamo appena cominciando
a pensare seriamente alla ricerca della vita su Marte,
Vishniac partecipò ad una riunione scientifica in cui un
astronomo espresse l’idea secondo cui i biologi non possedevano
strumenti semplici ed efficaci per la ricerca dei micro-organismi
(su mondi extra-terrestri).
Vishniac,
allora, decise di fare qualcosa in proposito ed ideò un piccolo
congegno da spedire su alcuni pianeti (teoricamente idonei ad
ospitare Forme Vitali Indigene) che gli amici battezzarono “The
Wolf Trap“.
Esso consisteva di una fiala
di sostanze organiche nutritive alle quali si sarebbe dovuto
mescolare un campione del Suolo Locale (Marziano, nel caso di
specie) per osservarne poi il cambiamento di torbidità, e cioè
l’opacità del liquido, a mano a mano che i microrganismi indigeni
(caso mai ve ne fossero stati) si sarebbero sviluppati nel
(cosiddetto) “brodo di coltura” (e sempre che, di
svilupparsi, ne avessero avuto la voglia…).
La “Trappola di Wolf”
fu scelta per essere posta a bordo della Sonda Viking
Lander One, assieme ad altri 3 altri apparati
sperimentali di microbiologia (…) Per avere successo, la Wolf
Trap richiedeva che gli eventuali micro-organismi marziani
gradissero l’acqua allo stato liquido.
Certo: c’era pure chi pensava
che Vishniac sarebbe riuscito solo a fare annegare questi
(ipotetici) piccoli marziani, ma il vantaggio della sua
idea consisteva nel non porre limiti a quanto i micro-organismi
indigeni avrebbero potuto fare del “cibo” loro offerto. In effetti,
per tradire la propria presenza, bastava SOLO che continuassero a
svilupparsi.
Gli altri esperimenti,
invece, si basavano invece su rigide ipotesi relative ai (possibili)
gas emessi o assorbiti dai micro-organismi marziani eventualmente
presenti.
La NASA,
l’Ente che, come ben sapete, gestisce il Programma Americano di
Esplorazione Spaziale, è però da sempre soggetta a frequenti ed
imprevedibili tagli nei bilanci (solo di rado vi sono aumenti…).
Ebbene, dato che le attività scientifiche della NASA
trovano scarso sostegno nel Governo, la Scienza è da sempre il
bersaglio favorito quando bisogna “risparmiare” (leggi: tagliare
i fondi). Nel 1971, quindi, per ridurre i costi della Missione
Viking, si decise di eliminare uno dei quattro esperimenti di
microbiologia preventivati, e la Trappola di Wolf fu la
“vittima prescelta”.
Questa fu una cocente
delusione per Vishniac, il quale aveva dedicato ben dodici
anni di studi e di prove a perfezionarla. Molti altri, al suo posto,
sarebbero certamente usciti dal gruppo di ricerca biologica del
Progetto Viking sbattendo la porta!
Ma Vishniac era una
persona appassionata del proprio Lavoro. Egli decise, quindi, che il
modo migliore per provare a far “evolvere” la Ricerca della Vita su
Marte, fosse nel recarsi in quei luoghi che, sulla Terra,
più somigliavano al Pianeta Rosso: ad esempio le gelide (ed aride)
Valli Antartiche.
Altri ricercatori, in
verità, avevano già esaminato il suolo antartico concludendo che i
pochi micro-organismi trovati NON ERANO INDIGENI (ergo dovevano
essere stati portati sin lì dal vento e che, ovviamente, dovevano
essere originari di ambienti meno ostili).
Tuttavia, richiamandosi ad un
altro esperimento famoso e conosciuto come “I Vasi di Marte” (nel
quale fu riprodotto l’ambiente marziano in laboratorio – così
riscontrando che una categoria di micro-organismi poteva
potenzialmente sopravvivere alle aspre e severe condizioni del
Pianeta Rosso) Vishniac trovò un ancora maggior forza nella
sua convinzione secondo cui la Vita, in generale, fosse
tenace e che l’Antartide fosse il luogo adatto per le sue
ricerche.
Se alcuni micro-organismi
terrestri possono riuscire a sopravvivere su Marte – pensò
- perchè non dovrebbero esisterne in Antartide (che, tutto sommato,
è comunque un ambiente più caldo, più umido, con più ossigeno
e con meno luce ultravioletta rispetto all’ambiente del Pianeta
Rosso)?
Incontrare delle Forme Vitali
nelle valli antartiche avrebbe indubbiamente rafforzato le
probabilità che ci fosse Vita Indigena su Marte.
Vishniac, in
realtà, pensava che le “vecchie” conclusioni relative
all’inesistenza di micro-organismi indigeni in Antartide fosse una
mera conseguenza dell’inidoneità delle strumentazioni usate per
identificarli. I nutrimenti impiegati nell’ambiente confortevole di
un laboratorio di microbiologia, infatti, mal si adattavano, come
ovvio, all’arida Terra Polare.
E così, l’8 novembre del 1973,
“Wolf”, fornito di un nuovo equipaggiamento microbiologico ed
accompagnato da un collega geologo, fu portato in elicottero, dalla
base di McMurdo, fino ad un area vicina a
Maunt Balder, in un’arida valle situata nella catena di
Asgard.
La sua tecnica consisteva
nell’impiantare piccole stazioni microbiologiche nel suolo antartico
e tornare dopo – circa – un mese a riprenderle.
Il 10 dicembre del 1973
Vishniac partì per raccogliere i campioni su Mount
Balder ed il momento della sua partenza coincise con
l’ultima volta in cui qualcuno lo vide vivo: diciotto ore più tardi,
infatti, il suo corpo veniva trovato alla base di un ripido pendio
che si affacciava su un ghiacciaio. Wolf, inoltrandosi in una zona
inesplorata, era probabilmente scivolato sul ghiaccio ed era caduto
giù, lungo il pendio, rimbalzando più volte, per circa 150 m.
Forse qualcosa aveva attratto
il suo sguardo: forse un angolino che avrebbe potuto fornire
ricovero a dei microrganismi; o forse era stata un’inaspettata
macchia di verde. Non lo sapremo mai…
Ma nel suo taccuino si legge
questa frase “…Poteva essere una tipica temperatura estiva
marziana…”.
Molte delle stazioni
microbiologiche di Vishniac, oggi, sono ancora al loro
posto in Antartide; i campioni recuperati sono stati esaminati con
i SUOI metodi da colleghi ed amici e, quasi ovunque, si è trovata
un’ampia varietà di microrganismi che non sarebbero stati rilevati
usando le tecniche di ricerca convenzionali…”.
Ecco. Quanto Vi ho riportato
vorrebbe sottolinere alcuni fatti. Ad esempio: perchè la
Wolf Trap fu lasciata a Terra? Essa avrebbe
potuto dimostrarci, da oltre 30 anni, che Acqua e Vita, su Marte, ci
sono. Oppure che non ci sono.
In ogni caso, tutte le ipotesi
(dalla più “classica”, alla più “esotica”) sarebbero state
confermate o smentite in e con un solo esperimento.
Questo articolo vuol ricordare
e ricordarVi non solo lo Spirito e l’Intuito, ma anche la Visione di
chi diede la propria Vita in nome della Scienza, della Ricerca e
della Verità.
Onore e perenne ricordo a quest’Uomo, quindi, e vergogna per
coloro (e sono tantissimi) che non hanno neppure il coraggio di
nominarlo.
Un sincero ringraziamento a Lui, ai Suoi Insegnamenti ed alla Sua
Visione, da un Suo allievo, oggi “Libero Ricercatore”.
For Our English, American and
German Speaking Readers: a quick Biography of Wolf Vladimir Vishniak
Professor of Biology at the
University of Rochester, and attendee of the EASTEX meetings in
1958, who received a NASA grant to develop a prototype system for
detecting life on other planets. His “Wolf Trap” was designed to
introduce a nutrient broth into a test chamber containing a sample
of soil or dust. The presence of microscopic life could be detected
either by observing an increase in turbidity (cloudiness) of the
broth or by changes in its acidity. The Wolf Trap was originally
chosen to be one of four biology experiments to be flow aboard the
Viking probes to Mars but was then dropped in order keep project
costs down.
Vishniac was born in Berlin to
Latvian parents. He died during a fall in Antarctica.
Wolf Vladimir Vishniac (* 22.
April 1922; † 10. Dezember 1973) war ein US-amerikanischer
Mikrobiologe und der Sohn von Roman Vishniac.
Er war Professor für Biologie
an der University of Rochester. Er starb auf einer Forschungsreise
in die Antarktis beim Versuch, Ausrüstung aus einer Spalte zu bergen.
Vishniac leistete einen großen
Beitrag zur Suche nach Leben auf dem Mars durch die Entwicklung
eines Minilaboratoriums, das auf den Planeten geschickt werden
konnte. Diese Forschungen wurden ab 1959 durch die NASA
subventioniert, was für den Bereich der Biowissenschaften eine
Premiere darstellte.
Die Marssonde Viking 1
enthielt ein solches Gerät, konnte aber keine beweiskräftigen
Lebenszeichen aufspüren.
Carl Sagan würdigte in seiner
Fernsehshow Cosmos: A Personal Voyage in der Folge Blues for a Red
Planet das Wirken und den Tod seines Freundes Vishniac und stellte
dessen mikrobiologischen Sensor vor, den er in Anspielung auf den
Vornamen scherzhaft Wolfsfalle (Wolf Trap) nannte. Das Gerät sollte
im Viking-Programm zum Einsatz kommen, fiel aber dann Kürzungen des
Budgets zum Opfer.
Der Krater Vishniac auf dem
Mars wurde nach Wolf Vishniac benannt.