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LE PREMESSE
Sollecitato a scrivere qualcosa sull'esplorazione lunare ho inizialmente tentennato un po', ma solo per la mia proverbiale pigrizia, che per altro coltivo con quotidiana
e amorevole sollecitudine. Comunque, stimolato dall'attenzione che molti lettori mi hanno sempre dimostrato, ho deciso di scendere a patti con me stesso e quindi
eccomi a voi con una trattazione che spero troverete stimolante. Dato che l'informazione scientifica per il grande pubblico è sovente lacunosa e fuorviante, ho scelto
come argomento l'area di allunaggio della missione Apollo 15 ed ho ritenuto opportuno approfondire degli aspetti che richiederanno anche dai lettori più smaliziati
un elevato grado di apertura mentale e di attenzione. Ai lettori meno specializzati consiglio invece di trascurare la seguente indagine per saltare subito alle
conclusioni.
LE INDAGINI
In calce ad alcuni fotogrammi della missione Apollo 15 relativi all’area di Hadley Delta (AS 15-85-11371-2-3), ho letto questo commento:
“Una bella immagine di una delle colline che circondavano l’area di allunaggio. Le montagne Lunari che vediamo in queste foto (e che vedremo anche durante le
successive Missioni) non danno un’idea di “insormontabilità”. Sembrano anzi essere piuttosto benevole verso coloro che volessero tentare la scalata: noi vediamo,
infatti, dolci pendii ed ascese estremamente morbide. Gli astronauti che avrebbero provato a salire, invece, ci hanno raccontato di un’estrema difficoltà e fatica,
anche per ascendere pochi metri. E’ proprio vero: per sapere quanto un’attività è facile o non lo è, bisogna provare! In ogni caso non vorremmo che la visione di
queste montagne risultasse fuorviante. Ci sono monti sulla Luna, infatti, che presentano caratteristiche completamente diverse da quelle che possiamo vedere in
questi frames. Purtroppo le immagini di queste montagne “diverse”, cioè costituite da ascese repentine e picchi - apparentemente - affilati ed inespugnabili (la
classica idea che si ha delle montagne di un pianeta inospitale quale è la Luna) sono disponibili solo in fotografie scattate dall’alto e cioè durante le orbite. Ne
vedremo una, in particolare sempre relativa alla Missione Apollo 15, che lascia davvero sbalorditi. In realtà, se la visione dalla Luna di queste alture che sono poco
più di “collinette” è già suggestiva, provate ad immaginare che cosa potrebbe voler dire trovarsi alle pendici di una montagna scoscesa ed imponente, magari di
gran lunga più alta del nostro “Tetto del Mondo”: l’Everest”.
Che dire? In effetti, l’intera area di allunaggio a prima vista sembrerebbe davvero contornata da “collinette dai dolci pendii” come desumibile dalla seguente foto
panoramica.
Il primo e più logico passo da fare è evidentemente quello di verificare l’altezza delle alture in rapporto al pianoro circostante il modulo di allunaggio. Per la cronaca
ricordo che non essendoci evidentemente un “livello del mare” le quote sono riferite al centro di massa del pianeta, ma la questione non ci tocca più di tanto perché
a noi interessano solo le quote relative. Dalla seguente mappa è possibile rilevare che il pianoro è situato ad una quota media di 5200 metri. La sommità del Monte
Hadley (a sinistra nella foto precedente) è situata a 9407 metri, mentre Hadley Delta (l’altura più a destra) ha un picco a 8789 metri.
Ora, non solo il Monte Hadley svetta per oltre 4200 metri ed Hadley Delta per oltre 3500 metri rispetto alla pianura circostante, ma, come rilevabile dalla scala
chilometrica in calce alla mappa, ambedue raggiungono la loro massima altezza in circa 5000 metri, per cui la pendenza è estremamente ripida (addirittura circa 45°
nel caso del Monte Hadley). Dalla mappa rileviamo inoltre che il modulo di allunaggio è relativamente vicino a Hadley Delta, ma dista almeno 15 Km. dal Monte
Hadley. Mettiamoci ora nei panni degli Astronauti. Sulla Terra non esistono pendii così alti e così “improvvisi”. Deve essere uno spettacolo davvero impressionante
trovarsi circondati da veri e propri “muraglioni” lunghi, larghi ed alti svariati chilometri e certamente non c’è da stupirsi più di tanto che a nessun Astronauta sia
venuto in mente di tentare una scalata delle suddette “collinette”…
Per approfondire questa indagine per così dire “psicologica” ho cercato nelle registrazioni dell’Apollo Lunar Surface Journal una traccia delle reazioni degli
astronauti Scott ed Irwin ad una vista così emozionante e questo è quello che ho trovato:
[Irwin: “Now, as we drive up-Sun here, I’m looking to the left, and I can see Mount Hadley. And the linear patterns in it are really remarkable. Dipping to the
northwest. And the pattern runs from the very top…Well, the whole mountain has the same linear pattern very closely spaced. And it has the same direction as the
dipping beds that I mentioned yesterday that intersected the horizontal beds or high-water marks that Dave just talked about, when we looked at the spur on Mount
Hadley.” Le parole di Jim Irwin sono poi confermate da Dave Scott, intervistato da Eric Jones:
[Scott - "That was incredible! Boy, seeing that mountain with the lines across it, it was like somebody had drawn ruler lines. Very, very distinct. And the pictures don't
do it justice. And, yeah, they were lighting artifacts, we found out later on. It was something we had never, ever seen, anywhere. And, not knowing what it was...I
mean, it was just like the whole mountain was small bedding, laying on it's side. I mean, we had seen the San Gabriels and stuff like that (with) blocks that had been
uplifted and tilted, but not with the uniformity and parallelism of the lines. Boy, was it spectacular! It was one of the most spectacular sights on the whole trip."]
[Jones - "And if you'd stayed there another 72 hours, you would have seen the orientation shift?"]
[Scott - "No, the shadows would have disappeared. I think. But this is only hearsay, from occasional conversations. But, boy, the visual impact of that thing, because
it's such an enormous mountain...All the way across it, from top to bottom. It's amazing."]
[Jones - "Is there anything down here that you can compare those mountains with?"]
[Scott - "Nothing. Absolutely nothing."]
[Jones - "Earlier, when you were driving up to Hadley Delta, you commenting on how big it is."]
[Scott - "Yeah. It is. When you're sitting at the base of it...relatively steep. What is it? 14,000 feet from the base? No trees to get in your way. There aren't any
mountains on the Earth where you can stand at the base and look up at the top, 'cause the trees are in the way."]
[Jones - "And damn few places where you can find 14,000 feet of vertical rise."]
[Scott - "Or whatever it was. I think Hadley was 15,000 and this was 13,000, or something like that. It was amazing. And it was Jim who saw this, when he looked
over. It was a show stopper."]
Da queste conversazioni emergono alcuni elementi da approfondire:
1) Hadley e Hadley Delta hanno lasciato un’impressione di smisurata maestosità.
2) Hadley mostra un’evidente stratificazione orizzontale intersecata da striature verticali regolari e parallele, attribuite (dopo la missione) ad effetti ottici provocati da
luce radente.
Del punto 1 abbiamo già parlato. Il punto 2 introduce invece un elemento nuovo. Nella foto panoramica precedente non si vede nulla del genere, le montagne
sembrerebbero dei veri e propri “panettoni” dall’aspetto gessoso e dalle forme rotondeggianti. Tale circostanza sembrerebbe confermata anche da molte foto orbitali,
in cui non sono visibili patterns lineari riconducibili alle descrizioni degli Astronauti. Che la situazione reale sia molto diversa possiamo cominciare a capirlo
guardando un raro reperto, cioè la mappa che Scott ha portato con sé durante l’esplorazione lunare:
Di questa mappa ho estrapolato la porzione più vicina all’effettiva area di allunaggio.
Mi pare evidente che l’area risulta complessivamente molto più accidentata di quanto ci si potrebbe aspettare dalle ordinarie foto orbitali, fatta eccezione per il solo
pianoro di allunaggio. In particolare ho evidenziato un paio di formazioni interessanti. La n. 1 non è visibile dagli astronauti in quanto nascosta dal Monte Hadley,
mentre la n. 2, alle pendici di Hadley, mostra l’esistenza di una formazione complessa e molto grande, che però risulta praticamente assente o comunque quasi
non visibile nella stragrande maggioranza delle foto orbitali, come desumibile dall’esempio seguente, in cui ho riportato la posizione del modulo lunare e quella
delle formazioni evidenziate nella foto precedente.
Assodato che evidentemente qualcuno ha deciso che certe cose è meglio che non si vedano, non ci resta che concentrarci su quello che Scott e Irwin hanno citato,
cioè le stratificazioni lineari presenti massicciamente su Hadley e in misura leggermente minore su Hadley Delta. Per evidenziarle è sufficiente aumentare il
contrasto dell’immagine, come nelle foto seguenti.
Monte Hadley
Hadley Delta
Vediamo al riguardo quanto riportato dalla NASA a commento delle immagini:
“Two sets of linear features can be seen on the mountain: a set running diagonally down from the upper right to the lower left and a nearly horizontal set dipping
down slightly to the left. The diagonal set is the more prominent when the mountain is viewed as a whole and these are believed to be due to lighting effects. The
features in the horizontal set, when viewed from lunar orbit, appear to be benches that may have resulted from slumping on the steep mountain face”.
“The lineations (—->striature) visible on the mountain are generally believed to be a lighting effect due to the long shadows cast by small-scale undulations at this
very-low sun angle”.
Questa interpretazione corrisponde alla versione ufficiale contenuta nei Preliminary Science Reports, i quali in sintesi ci dicono che:
1) Non tutte le formazioni lunari derivano da impatti (si era negli anni ’70, meno paradigmatici).
2) Le striature orizzontali presentano i caratteri tipici dei terrazzamenti presenti nei “lava lakes” e provocati dall’abbassamento del livello della lava.
3) Le striature oblique verticali non esistono in quanto effetti ottici provocati da lievi ondulazioni del terreno in presenza di basso angolo di incidenza della luce
solare o, in subordine, tutt’al più indicano fratturazioni tettoniche solo apparentemente regolari.
A completamento della versione ufficiale riporto alcuni dettagli tecnici:
1) La maggior parte delle immagini di Hadley è stata ripresa dalla Stazione 6 durante l’EVA 2 (attività extraveicolare n.2) con il teleobiettivo da 500 mm., ricordando
che le pendici della montagna distavano oltre 15 Km dalla postazione, per cui non deve stupire che a vista gli astronauti avessero difficoltà ad interpretare i dettagli.
2) La formazione Hadley è parte integrante degli Appennini Lunari, per cui è plausibile che i caratteri geomorfologici di Hadley siano applicabili all’intera catena
(sperando che non lo siano per l’intero pianeta).
3) Mentre le zone pianeggianti dei mari sono prevalentemente basaltiche e coincidenti con i “mascon”, cioè anomalie gravitazionali provocate da concentrazioni di
massa presumibilmente riferibili a depositi ferrosi e di Biossido di Titanio, invece le alture presentano minore densità e notevoli percentuali di Norite KREEP,
notoriamente radioattiva e così chiamata per la presenza di Potassio (K), Fosforo (P) ed Elementi delle Terre Rare o Rare Earth Elements (REE).
4) In una trattazione di Carl Sagan è riportato il parere dello scienziato dello Smithsonian Institute John A.Wood, responsabile della NASA per lo studio dei reperti
lunari, secondo cui “l’origine della Norite KREEP rimane uno dei più importanti e misteriosi problemi della scienza lunare”.
E a questo punto ritengo che il mio promemoria scientifico per il lettore specializzato sia quantomeno adeguato ad integrare la versione ufficiale con quello che
mostrerò nel capitolo seguente, anche se comunque sarà più difficile di quanto si potrebbe pensare.
LE CONCLUSIONI
Ai Lettori che fossero saltati subito a queste conclusioni specifico che nell’immagine seguente mostrerò un mosaico fotografico di parte del
Monte Hadley tratto da foto assolutamente ufficiali (AS 15-84-11309/13).
In questa immagine (sotto) potete invece ammirare un ingrandimento della porzione evidenziata, scelta casualmente e corrispondente ad una superficie di circa
500×400 metri, in cui sono presenti quelle stratificazioni oblique verticali, che le versioni ufficiali hanno definito “lighting artifacts”, cioè effetti ottici.
Emotivamente parlando ritengo questa immagine simile ad un girone dantesco e in grado di far gelare il sangue nelle vene, ma teniamo i piedi per terra e
analizziamone gli aspetti più significativi:
1) Gli “effetti ottici” sono formazioni tubolari oblique del diametro apparente di qualche metro (ricordo che l’immagine è stata ripresa da una distanza di 15 Km),
perfettamente parallele e sovrapposte, della lunghezza di migliaia di metri (nell’immagine se ne vede solo una parte).
2) Le suddette formazioni sono intersecate da altrettante formazioni tubolari orizzontali, ricoperte a loro volta da superfici continue ondulate, parzialmente erose.
3) In taluni punti di intersezione si vedono strutture complesse radiali, sempre tubolari, più evidenti nel quadrante inferiore sinistro.
4) Le formazioni tubolari sono irregolari e apparentemente interessate da rigonfiamenti equidistanti molto evidenti.
5) Un’immagine di questo dettaglio è la pietra tombale del Moon Hoax. Neppure il miglior Kubrick sarebbe riuscito ad inventarsi una cosa del genere nel 1971.
6) Una struttura di questa complessità sarebbe in grado di sostenere la superficie della montagna, anche se fosse cava, il ché probabilmente è proprio quel che
avviene.
7) Per quanto alcuni caratteri potrebbero essere stati interpretati in tempo di guerra fredda come artificiali, l’impressione che se ne ricava è piuttosto di un colossale
giacimento biogenico, in cui cioè il costruente coincide con il costruito.
8) L’interpretazione secondo l’ipotesi eruttiva cozza con la regolarità dei tracciati ed in genere con l’insieme dei caratteri geomorfologici. Non credo di aver mai visto
sulla Terra nulla di simile, ma ovviamente tutto è possibile, anche se altamente improbabile.
9) Una struttura reticolare così complessa, se associata ad un’origine biogenica, presuppone, grazie allo spaventoso numero di interconnessioni, la possibilità di
un’intelligenza smisuratamente superiore a quella esprimibile dall’essere umano in questo momento storico, specialmente nel caso di calciatori o concorrenti di
X-factor.
10) Il fatto che non sia presente da nessuna parte una spiegazione di qualche tipo mi pare l’ulteriore prova provata che il cover-up è una realtà, di cui l’immagine
precedente spiega da sé ed ampiamente le motivazioni.
Che questo impianto costruttivo non sia endemico del solo Hadley è facilmente desumibile da quest’altra immagine, raffigurante le pendici del North Massif ai
margini del Landing Site di Apollo 17. In rosso ho evidenziato le direzioni apparenti dei tracciati principali e in basso ho ingrandito una porzione in cui l’erosione ha
reso più evidenti le strutture tubolari.
Per gli amanti del 3D riporto un’ulteriore porzione di Hadley (AS 15-84-11312-3), anche se purtroppo l’effetto tridimensionale è vanificato dalla grande distanza di
ripresa.
Per ragioni di spazio non mi è possibile mostrare altri esempi, ma ce ne sono moltissimi, anche su altri corpi del sistema solare. A titolo di curiosità riporto solo un
confronto tra la silhouette di Hadley Delta (in basso a colori) e una più piccola formazione marziana (in alto in 3D), ripresa da Spirit ai margini di Home Plate.
Naturalmente è solo una coincidenza, ma i miei lettori più affezionati sanno benissimo che presto sempre molta attenzione alle coincidenze…
L’occasione è buona per ricordare che la costanza di forma al variare delle dimensioni (la formazione lunare misura vari chilometri, mentre quella marziana alcune
decine di metri) di norma in natura e riscontrabile solo in due casi, quando l’origine è biogenica oppure elettromagnetica.
Ovviamente so benissimo di cosa sto parlando, ma per ora attribuirò la somiglianza ad un effetto ottico dovuto all’angolo di ripresa, non sarà molto scientifico, ma si
dorme meglio.
L’APPENDICE
Per i Lettori che avessero trovato noiose o deliranti le mie argomentazioni (perché non ho tirato in ballo Annunaki o Astronauti Egizi) ho deciso invece di regalare
una curiosità che apprezzeranno sicuramente. Alla stessa distanza di Hadley dal Modulo Lunare, ma in direzione esattamente opposta, c’è un’artistica piramide alta
quasi un chilometro. Nelle immagini a terra non ho trovato nulla che la raffigurasse chiaramente, anche se evidentemente doveva essere perfettamente visibile dagli
Astronauti.
L’alone di mistero è amplificato dal fatto che nella mappa ufficiale (a destra nella tavola) le linee di livello, oltre che essere molto più “morbide” del dovuto, si
arrestano al margine del lato Ovest. Si potrebbe pensare a naturale prudenza per l’impossibilità di decifrare il pendio in ombra, ma in tutto il resto della mappa
anche le parti ombreggiate mostrano le curve di livello, visto che ovviamente la NASA dispone di foto orbitali in tutte le condizioni di luce e questo specialmente nei
siti scelti per gli allunaggi.
Osservando l’immagine 3D sulla sinistra una domanda sorge spontanea: non sarà che il lato Ovest proprio non c’è?
POST SCRIPTUM
Normalmente resisto alla tentazione di pronunciare la fatidica frase "Io l'avevo detto", ma per questa volta farò un'eccezione, dato che fare previsioni verificabili è
comunque uno dei presupposti di un procedimento scientifico corretto, anche se anticonvenzionale.
La mia previsione sul lato Ovest della "piramide" di Hadley, alta circa 800 metri, sarà parsa a molti sibillina: come avrebbe potuto quella struttura stare in piedi
senza un lato? Eppure le foto della sonda giapponese Kaguya, recentemente rese pubbliche, sembrano dimostrare che non ero molto lontano dal vero.
Ho affiancato la foto (a sinistra) alla mappa (a destra) già descritta nell'articolo, per facilitarne la comprensione. La foto non è stata modificata, ma solamente
sottoposta a deconvoluzione per evidenziarne il contrasto.
A questo punto però un'altra domanda nasce spontanea: che cosa c'è in basso a destra nella foto, proprio dentro il cratere Hadley C?
CREDITS:
Foto 1
Lunar Archive (
www.lunararchive.blogspot.com
)
Foto 2
Lunar
and Planetary Institute (
www.lpi.usra.edu
)
elaborazione di A.Feltri
©2009
Foto 3
Lunar Archive (
www.lunararchive.blogspot.com
)
Foto 4
Lunar Archive (
www.lunararchive.blogspot.com
)
elaborazione di A.Feltri ©2009
Foto 5
Virtual Moon Atlas (
http://ap
-
i.net/avl/en/start
)
elaborazione di A.Feltri ©200
9
Foto 6
NA
SA
elaborazione di A.Feltri ©2009
Foto 7
NASA
elaborazione di A.Feltri ©2009
Foto 8
NASA
elaborazione di A.Feltri ©2009
Foto 9
NASA
elaborazione di A.Feltri ©2009
Foto 10
NASA
elaborazione di A.Feltri ©2009
Foto 11
NASA
elaborazione di A.Feltri ©2009
Foto 12
NASA
elaborazione di A.Feltri ©2009
Foto 13
Mars Unearthed (
www.marsunearthed.com
)
Lunar and Planetary Institute (
ww
w.lpi.usra.edu
)
elaborazione di A.Feltri ©2009
Foto 14
©
JAXA
elaborazione di A.Feltri ©2011
Per le c
onversazioni degli astronauti
Apollo Lunar Surface Journal (
www.hq.nasa.gov/alsj
)