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La notizia che i tecnici NASA non conoscano vizi e virtù delle
padelle antiaderenti e che quindi abbiano pensato di
servirsene in una costosissima trivella per carotaggi non mi
sorprende più di tanto, nonostante l’apparente assurdità del
contesto.
Ancora una volta siamo praticamente obbligati a
credere agli asini volanti e tutto questo a mio avviso per la
scarsa professionalità non tanto dei tecnici stessi, quanto degli
individui deputati a trasmettere bufale programmate agli organi
di informazione.
I frequenti “scivoloni” da cui è stata afflitta la NASA negli
ultimi 15 anni hanno ormai convinto i suoi vertici che per
evitare problemi l’unica soluzione vincente è quella di
raccontare alla gente una “esplorazione virtuale” piena di
dettagli inutili e affermazioni tanto illogiche da apparire
offensive.
Naturalmente nel frattempo si effettua l’esplorazione vera, i
cui risultati però vengono comunicati solo a chi possiede
determinate credenziali.
Ma allora c’è un complotto? Evidentemente no. Non si può definire “complotto” un atteggiamento largamente condiviso a livello internazionale.
Purtroppo la nostra memoria storica è troppo corta. L’assetto internazionale uscito dalla II° Guerra Mondiale è stato discusso e dettagliatamente
applicato durante le riunioni della Commissione per l’Energia Atomica del 1946. I vincitori erano seriamente preoccupati da due fattori, uno era la
possibilità che i loro stessi cittadini potessero non condividere le vere ragioni per cui erano state usate le bombe atomiche, l’altro che nazioni piccole o
comunque sconfitte potessero in futuro minacciare le superpotenze con l’ausilio di bombe nucleari.
In questo scenario, dopo estenuanti dibattiti in punta di forchetta, si arrivò a formulare alcuni enunciati, derivati direttamente dalle idee di Goebbels, in
base ai quali la gente non avrebbe né dovuto né potuto conoscere informazioni “potenzialmente pericolose” e si affidava alle Nazioni Unite la
creazione di “Agenzie” nazionali interconnesse delegate a far rispettare questi dettami.
La citazione di Goebbels non è casuale. All’informazione fu sostituita la “propaganda” e si giustificò fin da allora questa scelta con la necessità di
evitare che un uso incontrollato di energia atomica (o alternativa) potesse alimentare il terrorismo o le ambizioni di qualche piccolo dittatore.
L’esplorazione spaziale è entrata nelle maglie delle Agenzie in quanto determinate informazioni avrebbero potuto innescare una “bomba socio-
culturale” e quindi disturbare un assetto che bene o male stava riducendo i conflitti a scaramucce locali. Naturalmente in 66 anni le falle sono state
molteplici, ma, con grande meraviglia delle Agenzie stesse, quasi nessuno se ne è accorto e in questa cornice di impunità le fandonie sono diventate
sempre più sfacciate, tanto che a volte viene il sospetto che si voglia vedere fino a che punto la gente sia disposta a credere a notizie inverosimili.
L’annuncio dei problemi nel software e nell’uso del teflon non sono quindi un “mettere le mani avanti” in caso di insuccesso, quanto il primo step di un
meccanismo di disinformazione che coinvolgerà tutta la missione. La NASA non intende ricadere negli stessi errori degli anni ’70 con la Viking, in cui
le fandonie furono raccontate alla gente dopo che per errore si era detto e mostrato troppo. Ora si è capito che è molto meglio farlo prima.
Entrando più nello specifico, faccio presente che la scelta di effettuare carotaggi dimostra indirettamente che si vogliano ampliare le conoscenze già
acquisite nelle missioni precedenti con strumenti che fino ad ora si erano impiegati per l’analisi superficiale dei “gusci” rinvenuti in tutti i siti di “landing”.
A questo punto vi chiederete di quali conoscenze sto parlando. Appunto!
Immagini: Credits NASA
PROLOGO DEL DIRETTORE - In merito alla questione di Curiosity e del teflon applicato al trapano carotatore abbiamo già ampiamente discusso, per
cui non ci sembra proprio il caso di ripetere ulteriormente quanto già detto. Invitiamo quindi i nostri cari Lettori a rileggersi l’articolo a questo link oppure,
meglio ancora, a tenerlo aperto mentre si considera il presente.
Allo scopo di evitare inutili malintesi, chiarifichiamo che in nessun caso è nostra intenzione manifestare sentimenti di astio o disprezzo verso i tecnici, gli
ingeneri, gli scienziati o i responsabili del progetto di Mars Science Laboratory che - a tutti gli effetti - consideriamo un capolavoro di tecnologia e un
buon esempio di impegno nella maniera in cui si è collaborato per realizzarlo. Ed è nostro sentito desiderio che tutto proceda nel migliore dei modi!
Mancano poco meno di due mesi all’atterraggio...
Ciò nonostante non vogliamo passare come la maggiorranza. Cosa significa? Significa che avremmo semplicemente potuto far finta di niente, oppure
dire “massì, non è nulla di grave...”, oppure ancora fare ping pong mediatico della notizia senza battere ciglio e via dicendo... Invece no! Non è il nostro
costume o stile mediatico. Se c’è da difendere difendiamo, ma se c’è da dissentire allora non ci tiriamo indietro. E se lo facciamo è proprio perchè
amiamo questo settore della ricerca scientifica; quindi non vogliamo fare finta che sia tutto ok e basta. Chi ci segue e ci legge deve imparare a usare
bene le proprie facoltà mentali ponendosi delle domande e cercando le risposte. Chi veramente è un appassionato con la “A” maiuscola non deve aver
timore di esprimere un sano e garbato dissenso. Perchè dire “No!” ad una patacca del genere non vuol dire essere affetti da paranoia. D’altro canto, se
c’è qualcuno che non in grado di vedere oltre la cortina delle apparenze, beh... per certo quello è un problema suo, non nostro!
Sarà la volta buona che finiremo nelle pagine di qualche sito o blog
anticomplottista... Quale onore e privilegio! E, sopratutto, che
gran pubblicità!
La parola al dr. Alessio Feltri.
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