WIND SENSOR
GROUND TEMPERATURE
SENSOR
AIR TEMPERATURE SENSOR
RELATIVE HUMIDITY SENSOR
ULTRA VIOLET SENSOR
PRESSURE SENSOR
Nel giorno 7 settembre 2012 verso le ore 17 è stata inoltrata al Centro di Astro
Biologia spagnolo una segnalazione mediante la messaggeria di Facebook (come
si evince da figura sotto) in cui il Direttore di Amsterdam Astronomical News ha
cortesemente invitato a dare un’occhiata alla discussione avvenuta nella NASA
Community la quale era incentrata sul tema che stiamo affrontando in questo
bollettino.
In sostanza, abbiamo chesto maggiori spiegazioni proprio alla Sede dove la
presunta serie di errori si è verificata. Osservando il riassunto del sol 30, possiamo
constatare che temperature e pressione erano rispettivaente di -3°C (massima),
-74°C (minima) e 747 hPa. Questo fino al momento in cui è stata inviata la
segnalazione.
Cosa è accaduto nel frattempo e dopo?
All’incirca verso le ore 21 dello stesso giorno abbiamo ricontrollato lo stato dei dati
del sol 30 e... incredibile... (!) il valore delle temperature non era cambiato, ma
quello della pressione atmosferica invece sì! Esattamente è cambiata l’entità che
da 747 hPa è “tornata” in linea ai parametri standard NASA: 747 Pa.
E’ chiaro che non siamo in condizioni di stabilire se sia stata o meno la nostra
segnalazione ad aver indotto qualcuno del CAB ad effettuare la correzione
dell’”errore”, tuttavia si tratta comunque di una coincidenza molto interessante
oltre che significativa.
Rimane nell’aria la sensazione di contraddizione scientifica sul fatto. Come è
possibile che durante il sol 23 il valore di 7,4 hPa veniva considerato “Lower than
nominal” mentre durante il sol 30 il valore di 747 Pa viene considerato “Higher
than nominal”? Non saranno certo gli 0,7 hPa (7 Pa) a determinare i differenti
status descrittivi... Tanto più che persino le differenze di temperature fra minime e
massime non sono poi così elevate da creare i presupposti per definire “Lower” o
“Higher” i valori di pressione dei due sol in questione...
Ma c’è dell’altro.... Le chicche non sono ancora finite...
A seguito del discreto successo che i nostri documentari stanno
avendo, si è pensato di pubblicare il presente bollettino per
mantenere aggiornati i nostri amici che ci seguono in merito alla
questione dell’apparente quanto clamoroso errore di battitura sui
report meteo inviati dal REMS di Curiosity. In questi giorni trascorsi
ci siamo premurati di monitorare sia quelli diramati dal Centro Di
Astro Biologia (CAB) in Spagna che quelli diramati dall’Ashima
Research Group di Pasadena.
Naturalmente noi sapevamo già che la faccenda si sarebbe risolta in
una correzione del clamoroso, quanto improbabile, salto di pressione
atmosferica. D’altro canto sapevamo pure che nessun organo
ufficiale avrebbe mai potuto smentire la NASA in un modo così
eclatante; il nostro intento era in primo luogo quello di smuovere le
acque e sollevare ulteriormente la questione.
E’ stata in effetti una buona occasione per avviare un serio dibattito
inerente alle reali condizioni ambientali sulla superficie di Marte
anche se, come si potrà ben constatare, le nostre richieste sono
state puntualmente dribblate spostando la discussione di base su
altri argomenti.
Riguardo le possibili cause che avrebbero generato il presunto
errore noi non intendiamo entrare in merito. Semmai, speravamo -
come infatti è accaduto - di suscitare il giusto interesse da parte del
Pubblico su argomenti altrimenti sconosciuti o, quantomeno, che
passano il più delle volte in background.
Ci sono degli aspetti che meritano il giusto approfondimento forse
per l’ennesima volta, dato che di questo soggetto ne abbiamo quasi
fatto un cavallo di battaglia, ma ne vale senza altro la pena...
Cominciamo con il prendere in esame i report CAB dei sol 23 e 24.
Nel primo leggiamo che la pressione era di 7,4 hPa (Lower than
nominal = inferiore al valore medio) mentre in quello del sol 24 la
pressione schizza a 735 hPa (Higher than nominal = superiore al
valore medio).
La risposta che ci è stata fornita all’interno della NASA Community è
che si sia trattato di un “typo” (errore di battitura) il quale doveva
esere letto come 7,35 hPa oppure 735 Pa. Di per se come
spiegazione poteva anche andar bene, se non fosse stato per il fatto
di aver trovato come annotazione “Higher than nominal” quando
invece (proprio perchè errore di battitura) quest’ultima avrebbe
dovuto rimanere “Lower than nominal”. A conti fatti un valore di 7,35
hPa (o 735 Pa) è giustamente inferiore al valore del sol 23 di 7,4 mb!
Errori di tale entità (se davvero di errore si è trattato) è inverosimile
che si siamo protratti per una settimana! Malafede, incompetenza
oppure ingenua e semplice distrazione? Non ci compete andare a
cavillare su simili dettagli. Tuttavia ce ne siamo accorti e abbiamo
segnalato la cosa al Centro di Astro Biologia Spagnolo.
BREVE AGGIORNAMENTO: dall’inizio della stesura di questo
bollettino al momento della sua pubblicazione siamo arrivati al sol
55 della Missione di MSL Curiosity. Ciò nonostante i valori di
pressione sono sostanzialmente rimasti sotto gli 8 hPa, mentre le
tempertature diurne hanno oltrepassato ripetute volte gli 0°C (fino a
toccare i 7°C). La velocità del vento (strano questo...) si è
mantenuta sui 7,2 km/h e non abbiamo più avuto informazioni
sul tasso di umidità nella zona di Gale Crater,
Curiosity
Viking 2
Viking 1
10 15 16 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 34
10
09
08
07
06
8.20 hPa
7.40 hPa
7.30 hPa
7.85 hPa
7.90 hPa
7.40 hPa
7.40 hPa
7.35 hPa
7.40 hPa
7.43 hPa
7.45 hPa
7.45 hPa
7.47 hPa
7.47 hPa
7.42 hPa
7.48 hPa
7.48 hPa
Viking 1 = 1500 metri
sotto il il livello medio
Curiosity = 4446 metri
sotto il livello medio
Phoenix = 4128 metri
sotto il il livello medio
Pathfinder = 3682 metri
sotto il il livello medio
Viking 2 = 3000 metri
sotto il il livello medio
Spirit = 1900 metri
sotto il il livello medio
Opportunity = 1400 metri
sotto il il livello medio
Provocazioni a parte, considerando l’altitudine del luogo di
atterraggio di Curiosity, ci attendevamo dei valori di
pressione atmosferica almeno di 0,5 hPa (mb) in più
rispetto a quelli rilevati dal Viking Lander 2 nella regione di
Utopia Planitia, circa 1500 metri più elevato del sito di
atterraggio in Gale Crater di MSL Curiosity.
Come invece si nota dal grafico i primi valori di Curiosity si
attestano invece addirittura nel limite inferiore della fascia
dei dati del Viking Lander 2.
Quale potrebbe essere una plausibile spiegazione? Forse
la pressione media di Marte è in costante diminuzione???
Stando quindi a queste stime, i rilevamenti della pressione
sembrerebbero più bassi di quanto atteso di almeno 1-1,5
hPa (mb), valore alquanto clamoroso se veramente stesse
ad indicare una reale diminuzione globale della pressione
atmosferica del pianeta; sopratutto considerando che le
missioni Viking sono di circa 35 anni fa.
Come sarebbe possibile una tale diminuzione in un tempo
così breve?
Sembra quindi chiaro che tale diminuzione è decisamente
ascrivibile ad un presumibile errore strumentale.
Questa illustrazione contiene la tabella altimetrica
della superficie di Marte e le sonde atterrate al suolo
con le relative quote di altitudine rispetto al livello medio
marziano.
Da notare - molto interessante - che tutti i lander
sono effettivamente atterrati sotto questo valore medio
(detto anche “punto datum”) a partire da ca. 1400 metri
fino a i 4446 metri di Curiosity.
680950main_pia16100-43_946-710
680950main_pia16100-43_946-710_edited
scattering atmosferico
pressione 7-8 hPa
scattering atmosferico
pressione 7-8 hPa
Bisogna onestamente ammettere che le risposte elargite dai nostri gentili
interlocutori della NASA Community sono state veramente eloquenti, appropriate
ed esaustive. Infatti una delle prime risposte al quesito posto dal nostro amico
Sandro Della Penna, che chiedeva come potrebbe la sabbia essere sollevata in
un’atmosfera così tanto rarefatta, con venti che soffiano a circa 7,2 km/h, ha
dell’incredibile....
“In pratica, poichè il clima marziano cambierebbe come quello terrestre e ci
sarebbero pure grosse differenze in temperatura e pressione dell’aria (niente di
nuovo sotto il sole! n.d.D.), il tutto combinato con una gravità ridotta e altri fattori
come ad esempio la topografia, sarebbe possibile un movimento laterale di
rotolamento della sabbia piuttosto che un sollevamento verso l’alto.”
Rispetto alla domanda del nostro amico Sandro, la risposta di Jenner Zeno non
costituisce ua vera risposta. E’ soltanto un elenco di fatti risaputi tra l’altro esposti
in maniera assai approssimativa; il clima su Marte non varia esattamente come
sulla Terra in quanto li non si verificano alluvioni. Inoltre questo presunto
movimento laterale della sabbia non spiega assolutamente niente ed è pure
smentito dalle foto dei dust devils che mostrano chiaramente la loro capacità di
sollevare la regolite verso l’altro. Link di riferimento.
Di seguito è stato messo in risalto il fatto che anche 10 hPa non sono sufficienti a
sollevare niente ne tantomeno a produrre lo scattering della luce diffusa dal cielo.
Il nostro Jenner Zeno ha spiegato egregiamente che “ci sono video di dust devils.
Inoltre questi non dovrebbero essere usati come rappresentativi dell’intero
pianeta”. In pratica non significa assolutamente niente che possa costituire una
spiegazione.
Zeno non ha resistito alla tentazione di specificare che gli hPa sono riferiti alla
pressione e non alla velocità del vento e che i dust devils su Marte viaggiamo a
230 piedi al secondo (cioè 70 m/s = 252 km/h) come indicato da una
misteriosa pagina peraltro non specificata. In sostanza stiamo parlando dello
equivalente di un tornado di forza F5!!!! Vogliamo ricordare che il vento si genera
in virtù di una differenza di pressione tra due punti, ma laddove essa è già di per
se così esigua o quasi inesistente quali differenziali di pressione potrebbero
mai generare venti a 250 km/h?
Il nostro interlocutore è rimasto poi assai sorpreso quanto gli è stato fatto notare
che, alle condizioni di pressione e densità atmosferiche in superficie, il cielo
marziano avrebbe dovuto apparire grossomodo come quello terrestre a circa 35
km di altitudine s.l.m., cioè nero. Tant’è vero che se n’è uscito con una cosa del
genere: “Per quale ragione bisogna continuamente guardare il cielo di Marte
come se fosse il cielo della Terra? E’ soltanto l’1% di contenuto ed è composta
quasi tutta di CO2. La combinazione di composizione atmosferica, densità e
angolo di incidenza solare si correla direttamente con la nostra percezione del
colore e della luminosità. In parole povere, l’aspetto del cielo dipende dalla
composizione stessa del cielo e dalla quantità di luce che filtra attraverso e che
raggiunge i nostri occhi, o (in questo caso) le fotocamere”.
Potrà sembrare strano, ma la spiegazione del nostro interlocutore è congeniale
ai fini di questo bollettino! Infatti, benchè egli non abbia risposto in maniera
soddisfacente alla nostra domanda, ci ha fornito i presupposti per farlo in
sua vece...
Dunque, sono sempre le immagini a parlare da se e, naturalmente, si comprende
da subito che il “voler guardare al cielo di Marte come se fosse quello terresre” è
un idea di per se insignificante se usata per tentare di allontanare l’attenzione dal
vero punto nodale della questione.
Sulla Terra, a quota di circa 35 km dove la pressione atmosferica è di 6 hPa, non
c’è lo scattering della luce solare ed il cielo appare nettamente nero. Su Marte, a
quote pari al livello medio o inferiore (dove la pressione corrisponderebbe a circa
6-7 hPa) si verifica lo scattering della luce solare. Questo è ovviamente un
paradosso e, inoltre, vorrebbe quasi indicare che su Marte esista una Fisica
diversa da quella terrestre...
La conseguenza più ovvia è che le retoriche sulla composizione, la densità,
l’angolo di illuminazione solare ecc. si concretizzano esattamente in quello che si
vede nelle immagini riprese dai vari landers (nel qual caso Curiosity). Non ci sono
scuse!
34.230 metri di altitudine (circa 6,2 hPa
di pressione atmosferica)
cielo nero: assenza di scattering.
I due fotogrammi qui a fianco sono rispettivamente un originale NASA (da cui è
possibile accedere alla pagina descrittiva di riferimento) e un’elaborazione della
stessa eseguita dal Direttore di Pianeta Marte.net.
E’ rimarchevole il fatto che la nostra elaborazione sia quasi identica alla versione
raw disponibile sul sito ufficiale di Curiosity. Non solo... Abbiamo poi sottoposto a
editing la versione raw originale ed il risultato finale è stato sorprendente in
quanto la nostra elaborazione era perfettamente uguale al fotogramma visibile
qui a sinistra!
Ad ogni modo, la “vexata questio” non è fondamentalmente incentrata sullo stare
ad esprimere contrastanti pareri sulla “bontà” o meno dei fotogrammi perchè, in
realtà, potrebbero persino andarci bene entrambi così come sono. Al massimo
una è più luminosa mentre l’altra lo sarà meno. Più semplicemente si tratta di
versioni complementari fra di loro. Il punto focale è invece quello di identificare
chiaramente l’elemento “scattering” atmosferico, a prescindere che possa o non
possa esserci una determinata quantità di particolato sospeso a bassa quota (il
quale ovviamente c’è!).
Semmai potremmo porci qualche riflessione su quale delle due immagini sia una
“approximative true color” o un “false color”. Pare infatti che con la missione di
Curiosity questi concetti abbiano cambiato un tantino di significato, per cui non è
proprio facile venirne a capo se non si possiede un po’ d’esperienza. Accade che
molti appassionati, pur vedendo le nuove immagini di Curiosity tanto diverse dai
cari vecchi monocromi, sembra che reagiscano attivando una sorta di
meccanismo psicologico di auto-conservazione ideologica basata su quanto
hanno ingurgitato per decenni. In pratica non sono in grado di accettare il fatto
che i monocromi erano null’altro che prodotti concepiti ad hoc per soddisfare ciò
a cui si voleva credere.
Le tre immagini sotto (quelle dove si vedono in primo piano le ruote di Curiosity)
costituiscono un ulteriore emblema del cambiamento a cui i tecnici NASA ci
stanno deliziando. Vediamo il perchè...
La prima è una versione dell’originale sottoposta ad un leggero bilanciamento
(quasi impercettibile) la quale ci mostra chiaramente come l’ambiente intorno a
Curiosity sia avvolto in una cappa di foschia. Umidità? Oppure solo particolato in
sospensione? E se si trattasse di una combinazione di entrambe? In sostanza
potremmo avere un chiara evidenza della presenza di vapore acqueo in
sospensione a bassa quota...
La seconda è un’analisi di crominanza fatta apposta per evidenziare l’effetto di
riflessione della luce diffusa del cielo sulle ruote di Curiosity. Si noti che i riflessi
sono tendenti al blu e non al rosa-rosso-arancione.
La terza è stata prodotta dal Direttore del Portale come grande pegno d’amore
verso i cultori del “pianeta rosso” i quali vedono rosso anche dove il rosso
evidentemente non c’è! Interessante notare che le sfumature rosa del cielo sopra
le montagne potrebbero suggerirci la presenza di una certa quantità di particolato
in sospensione. Quindi gli originali NASA non dovrebbero essere delle false
color anche perchè nelle caption originali NASA non viene detto!
opacita atmosferica causata
probabilmente da vapore e particolato
immagine in falsi colori con analisi di crominanza.
I riflessi della luce solare sulle ruote di Curiosity
dovrebbero indicare la dominante cromatica
della luce diurna marziana su Gale Crater
L’ultimo intervento è stato quello di Michel Illo il quale ha esposto una serie di
considerazioni comunque pertinenti e sicuramente fondamentali per questa
trattazione. Giustamente faceva notare che a 35 km di altitudine sulla Terra c’è
ancora una certa resistenza da parte dell’aria e questo è vero, non lo abbiamo
mai negato. Non si verifica però lo scattering poichè la quantità di molecole d’aria
per generarlo è troppo bassa, così come non è più in grado di trattenere le
polveri sottili in quota allo stesso modo degli strati inferiori, benchè esse siano
presenti ma in quantità assolutamente trascurabili.
Per aiutare i nostri Lettori a comprendere cosa noi intendiamo quando parliamo di
differenza tra polveri sottili, sabbia, particolato e molecole d’aria - in riferimento al
fattore di massa e peso dato dall’attrazione gravitazionale locale - invitiamo ad
osservare le illustrazioni e la tabella qui sotto:
1 mm = 10^ -3 m
----------------------------
1/10 mm = 10^ -4 m
----------------------------
1μm = 10^ -6 m
----------------------------
1 nm = 10^ -9 m
----------------------------
1Å = 10^ -10 m
----------------------------
1 pm = 10^ -12 m
----------------------------
A questo punto il nostro quadro descrittivo si è arricchito a sufficienza da consentirci di affermare che il particolato atmosferico è molto più grande e “pesante” di ogni
singola molecola d’aria (Terra o Marte non importa). Per sollevarlo in quota servono grandi quantità di energia cinetica prodotta dagli effetti dei gradienti termici sui gas
atmosferici e sul terreno (nel qual caso dobbiamo anche tener conto dell’albedo e delle relative caratteristiche mineralogiche). Da questi presupposti base possiamo
meglio comprendere cosa implica lo stabilirsi di specifiche condizioni meteorologiche locali (nel nostro caso il riferimento è Gale Crater). Non dimentichiamo però che per
ogni particella di micropolveri da sollevare occorrono un elevato numero di molecole d’aria che avranno già acquisito una sufficiente mobilità termica.
Si faccia ancora riferimento alle figure che mostrano il particolato e le molecole di gas assieme alla tabella inserita lì accanto e si consideri che - per fare un paragone
grossolano - una singola particella di particolato a confronto con una molecola di CO2, di O2, di N2... potremmo definirla grande come il Monte Everest messo a
confronto con una pallina da tennis. Quindi la meteorologia marziana con tutti i suoi fenomeni visti nel loro complesso ci suggerisce piuttosto bene quanto la coperta
atmosferica di Marte sia di notevole stazza in densità e pressione. Suggeriamo inoltre ai nostri Lettori di consultare questo studio sul particolato atmosferico il quale,
benchè non sia concepito strettamente per essere applicato nell’ambito delle Scienze Planetarie, ci insegna comunque alcune caratteristiche fondamentali su come le
polveri sottili salgono in quota, ad ulteriore riprova che sulla superficie marziana soffiano venti e si formano correnti ascensionali indotte da gradienti termici interessanti
in un’atmosfera tutt’altro che rarefatta. Le favolette spaziali bisognerà prima o poi chiuderle ermeticamente nel cassetto dei miti per ingenui e creduloni!
Michael Illo ha parlato pure del fenomeno delle stelle cadenti con l’obbiettivo di sostenere la sua propria tesi (perlopiù ricalcante quelle ufficiali). Ma, in realtà anche
questo argomento si presta piuttosto bene a sostegno delle nostre tesi. Vediamo di capire il perchè....
Innanzitutto il fenomeno delle stelle cadenti (meteore) si caratterizza per due fattori base: il verso e la direzione. I frammenti cosmici (meteoroidi) provengono dallo
Spazio Interplanetario e nel loro viaggio possono entrare in collisione con la Terra; quindi il rispettivo moto non sarà più legato alla precedente orbita, bensì alla gravità
terrestre che li condurrà a precipitare verso la superficie. Le stelle cadenti (come appunto ci suggerisce il termine, sebbene folkloristico) rappresentano un fenomeno di
tipo discensionale e non ascensionale, pertanto il nostro interlocutore ha sbagliato in nuce perchè gli eventi meteorologici marziani sono invece di tipo ascensionale e
partono da una locazione di superficie su cui si eserciterebbe una presunta pressioine atmosferica già di per se esigua.
I meteoroidi iniziano il loro epilogo - come giustamente ha osservato Michael Illo - a circa 100 km di altitudine dalla superficie terrestre in quella fascia di atmosfera che
viene chiamata “termosfera”. Ed anche qui dobbiamo sottolineare quanto sia stato fuorviante il paragone del nostro interlocutore, senza contare che anche su Marte il
fenomeno delle stelle cadenti si verifica regolarmente.
Nella termosfera abbiamo senza dubbio dei regimi di pressione atmosferica nell’ordine di 1/100 di hPa (0,01 mb), ma ci sono due fattori molto importanti da considerare:
•
le molecole d’aria, pur estremamente rarefatte, si muovono a velocità molto elevate da cui deriva il nome “termosfera”; in pratica esse hanno una temperatura
rilevante (mobilità termica), tuttavia il calore risultante sarebbe comunque impercettibile in condizioni normali proprio a motivo della rarefazione. Inoltre, a quelle
altitudini molte molecole di gas sono già sottoposte ad un effetto di ionizzazione che le rende ancor più reattive alle sollecitazioni da attrito.
•
Gli oggetti cosmici in caduta verso l’atmosfera viaggiano a velocità che possono variare da un minimo di circa 10 km/s ad un massimo di oltre 70 km/s. Per tale
ragione si verifica la distruzione di tali oggetti tanto più piccoli e veloci risulteranno essere rispetto allo strato d’aria che staranno attraversando. Sotto certi aspetti è
come se i meteoriti fosserro sottoposti a regimi di pressione e densità elevate poichè, in funzione del tempo impiegato per percorrere gli strati dell’atmosfera, la
quantità di molecole incontrate sarà elevatissima, cosa che sostanzialmente non accadrebbe se i corpi meteorici viaggiassero a velocità molto più basse.
Sta di fatto che la disintegrazione o, mal che vada, la fusione e frammentazione di corpi meteorici di svariate dimensioni avviene lo stesso man mano che la densità
dell’aria aumenta. Per aiutare i nostri Lettori a comprendere meglio le dinamiche del fenomeno delle stelle cadenti e del “rientro in atmosfera” suggeriamo di consultare
la seguente documentazione: Particolato (Wikipedia): Impatto Astronomico (Wikipedia); Atmospheric Entry (Wikipedia English); E sporadico (documento).
Si consideri che durante la discesa di un meteoroide ad alta velocità si genera una vera e propria onda di compressione che favorirà l’aumento della temperatura del
corpo stesso, la ionizzazione degli elementi esterni e quindi la fusione e distruzione via via verso la struttura interna.
Probabilmente qualcuno avrà compreso che tutto questo complesso argomento non ha un’attinenza molto convincennte con l’atmosfera marziana alla superficie e gli
annessi fenomeni meteorologici (dust storm, dust devils, dune migranti eccetera) esattamente come con le comete. Soffermiamoci brevemente anche su questi oggetti.
Per comprendere meglio il concetto pensiamo ad esempio a corpi celesti come gli asteroidi oppure le stesse lune di Marte, Phobos e Deimos, dove in virtù delle
rispettive densità e composizione, del rapporto fra materiali rocciosi, acqua ed altri eventuali elementi volatili presenti al loro interno (benchè congelati) e dell’albedo, si
otterrà una determinata quantità di energia meccanica causata dall’azione diretta delle radiazioni solari assorbite in superficie, la quale farà per certo aumentare la
mobilità termica delle molecole del corpo stesso (che si traduce in aumento della temperatura), ma non provocherà nessuna rilevante sublimazione e/o ionizzazione dei
gas in quanto tali oggetti risulteranno essere prevalentemente rocciosi. Nei siti NASA è possibile reperire esaustivi dati inerenti la temperatura di molti oggetti (asteroidi e
lune minori).
Diversamente nelle comete, non essendoci alcuna atmosfera ed essendo queste costituite in prevalenza da acqua, CO2 ed altri gas congelati mischiati ad una quantità
di rocce inferiore rispetto agli asteroidi, la radiazione solare agirà in modo diretto sulla superficie provocando effetti di rilievo proporzionalmente con il rapido aumento
della temperatura.
In altre parole, oggetti prevalentemente rocciosi difficilmente diverranno comete mentre corpi prevalentemente composti da elementi volatili avranno maggiori possibilità
di divernire comete a motivo del fatto che questi elementi volatili (acqua, anidride carbonica, metano ecc) sublimeranno e andranno a formare una pseudo-atmosfera
temporanea attorno al nucleo cometario, con rilascio di particelle di polvere e formazione di coda di plasma (gas ionizzato).
Si tenga anche conto che il vento solare viaggia a velocità comprese tra i 200 e i 900 km/s mentre le velocità orbitali delle comete possono variare da pochi km/s verso
l’afelio fino a decine di km(s al perielio, fattori determinanti per la formazione delle code cometarie (composte - lo ribadiamo - da polveri e gas ionizzati). Tuttavia
dobbiamo aver chiaro in mente che non è il vento solare il responsabile principale della sublimazione dei gas presenti sul nucleo cometario, bensì l’effetto diretto
dell’irraggiamento del sole sulla cometa stessa. Una volta che le molecole avranno raggiunto velocità di moto elevate esse saranno spinte verso lo spazio esterno così
che andranno disperse. Solo una parte d’esse, proporzionalmente alla quantità di particelle del vento solare con le quali verranno in contatto, diverranno visibili per
eccitazione di ionizzazione tutt’intorno al nucleo e nella coda (a cui dovremmo sommare un debolissimo scattering della luce solare). Poi, una volta che la cometa si
allontanerà nuovamente dal sole tutto il materiale sarà gradualmente ceduto allo spazio.
Le comete hanno in genere un albedo molto bassa essendo il più delle volte di colore scurissimo mentre sulla loro superficie si può sperimentare un regime di micro
gravità per cui è praticamente inevitabile che basterebbe una lieve sollecitazione meccanica per allontanare gas e polveri. Infine, anche su questo argomento vorremmo
suggerire ai nostri amici alcune utilissime letture: Comet Snowstorm Engulfs Hartley 2; La tempesta di neve della cometa Hartley 2; Vento Solare; Comete.
CONCLUSIONI - In questo nostro bollettino abbiamo affrontato per l’ennesima volta un tema a noi molto caro per la ragione che la missione di Curiosity, rispetto alle
precendenti effettuate dalle altre sonde al suolo, ci ha regalato e continua a regalarci novità sulle quali non è possibile passarci sopra passivamente. Naturalmente è
stato un vero piacere aver discusso con Jenner Zeno e Michael Illo e li ringraziamo per la loro cortesia e disponibilità, sebbene non ne condividiamo le tesi. Vogliamo
invece esprimere un sentito ringraziamento al nostro amico Sandro Della Penna per aver preso lui stesso l’iniziativa di porre all’interno della NASA Community il quesito
del nostro ultimo breve documentario. E da questa sua iniziativa noi abbiamo fatto tutto il resto, compreso il presente bollettino.
A tutti i nostri cari Amici e Lettori desideriamo rammentare quanto sia apparentemente facile dire e fare paragoni per giustificare certe tesi tanto di moda ma poi, a conti
fatti, una volta approfonditi debitamente i medesimi si scopre che forse era meglio starsene zitti. Mettere sullo stesso piano Marte e la sua meteorologia con i fenomeni
meteorici e quelli che si verificano sulle comete è assolutamente fuorviante. Le differenze sono abissali e totalmente al di la di ogni forzatura ideologica. Inoltre è bene
evitare di confondere il Pubblico con frasi del tipo: “su Marte la gravità è molto inferiore di quella terrestre quindi...”, un po’ come dire che 10 + 12 è uguale grossomodo a
20. Nossignori! La gravità è pari a 1/3 di quella terrestre, per l’esattezza il 38% (1 kg su Marte equivarrà a 380 grammi). Quindi tutto rientra nelle rispettive e corrette
proporzionalità, aria e polveri sottili incluse!
ALTRO MATERIALE ATTINENTE A QUESTO ARTICOLO:
Marte: fine di una leggenda e conferma delle nostre tesi? (YouTube)
The Gale Crater Bulletin #1
Il Cratere Gale
Viking 2: quello che le nevicate marziane ci svelano (YouTube)
Considerazioni tecniche su pressione, densità e punto triplo su Marte
Approfondimento in merito alla presenza di acqua liquida su Marte
Marte: acqua o CO2?
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