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a cura di Marco De Marco
La prima immagine raccolta dal rover Curiosity scattata la mattina del 6
agosto dalla telecamera grandangolare stereo (camera di sinistra).
L’obbiettivo è ancora protetto da una copertura trasparente antipolvere che
verrà rimossa in seguito.
Nell’ambito della missione esplorativa Mars Science Laboratory (MSL),
la sonda Curiosity è atterrata all’interno del cratere Gale, un cratere di
circa 150 km di diametro posto approssimativamente 5,5 o sotto
l’Equatore, il quale presenta molti punti d’interesse.
Questa missione dovrebbe essere di fondamentale importanza per la
ricerca delle passate condizioni climatiche di Marte nonché per la ricerca
dell’eventuale presenza di tracce biologiche. Visto che già la NASA si
prodigherà nel diffondere informazioni relative alla missione stessa,
ho deciso di colmare un vuoto che di solito si lascia in questi casi, cioè
una dettagliata descrizione del luogo dell’atterraggio.
Per entrare bene nei dettagli dell’esplorazione che compirà Curiosity è
importante stabilire cosa già sappiamo o cosa ci possiamo aspettare, in
questo caso, nel cratere Gale. Già per altre missioni esplorative della
NASA, ho percepito una mancanza di informazioni tecniche riguardanti
il sito esplorato. In questo modo, per un eventuale lettore diventa più
difficile capire l’importanza di alcuni rilevamenti laddove invece alcune
informazioni desterebbero facilmente perplessità. Abbiamo già visto in
precedenza come siano state spacciate nevicate d’acqua per nevicate
di CO2, o come le temperature rilevate dal Pathfinder all’Equatore
siano praticamente identiche alle temperature rilevate dalla Phoenix
all’interno del circolo polare nord, senza che nessuno abbia mai
sollevato il minimo dubbio.
Questa volta vorrei evitare tutto ciò raccogliendo più informazioni
possibili prima dell’atterraggio stesso in modo da facilitare, per chiunque
ne abbia voglia, l’apprezzamento dei risultati che arriveranno. Sono
anche convinto del fatto che questa volta la NASA sarà quasi ‘obbligata’
a lasciare trapelare informazioni che in altri tempi non si sarebbero mai
sognati di divulgare! Essendo abbastanza certo di questo punto voglio
provare a giocare d’anticipo, almeno sui punti che personalmente
ritengo importanti. E` fondamentale infatti una buona conoscenza climatica
e geologica del luogo di atterraggio, almeno secondo ciò che è possibile
reperire pubblicamente. Tutte le informazioni che citerò saranno
rigorosamente tratte da fonti scientifiche autorevoli, accompagnate da
commenti e calcoli aggiuntivi di riscontro.
Come accennavo prima, il cratere Gale si trova appeno sotto l’Equatore marziano per la precisione, il picco centrale si trova a -5,471° di latitudine e 137,966° Est di
longitudine. La zona in cui è situato il cratere va da un’altitudine massima di 200 metri ad un’altitudine minima di -3000 metri praticamente in direzione nord. La parte
interna del cratere è composto da un picco centrale che raggiunge la quota di 700 m mentre invece il fondo del cratere spazia da -1500 m fino a -4500 m, sempre in
direzione nord. Questo ci dà un ‘idea delle proporzioni a della geometria del cratere stesso, tenendo presente che Curiosity è atterrata nello spazio compreso tra il
picco centrale e il fondo del cratere in direzione Nord Nord-Ovest, praticamente nel punto più basso del fondo stesso, a -4446 m di altitudine.
In queste condizioni Curiosity dovrebbe rilevare una pressione barometrica dell’atmosfera più alta di quella rilevata dalle sonde Viking che sono atterrate ad una
quota rispettivamente di -1500 m e -3000 m. Secondo le mappe di albedo fornite della NASA il valore medio rilevato è 0,193, con un minimo di 0,111 e un massimo
di 0,278; il luogo previsto per l’atterraggio presenta un albedo medio di 0,171. E` importante conoscere questi valori, perché da questi è possibile calcolare la
temperatura massima giornaliera, tenendo conto ovviamente dell’altezza massima dei raggi solari in relazione alla stagione marziana. Dall’inclinazione dei raggi,
dalla distanza di Marte dal sole e dall’albedo è possibile quindi ricavare la temperatura avvalendosi della legge di Boltzmann.
Temperatura massima calcolata in base alla legge di
Boltzmann a confronto con i rilevamenti TES
dall’equatore a -10° di latitudine.
Curiosity è atterrata regolarmente all’interno della zona prevista a
4° 35′ 22″ latitudine Sud e 137° 26′ 30″ longitudine Est, 4446 metri
sotto il livello medio marziano.
Rappresentazione altimetrica a falsi colori della
parte Nord del cratere Gale.
Applicando infatti questo principio alle condizioni del
cratere Gale, abbiamo già le prime sorprese, in
particolare se le si confronta con i dati forniti dal TES.
Nel grafico di confronto tra i dati da me calcolati e i
valori forniti dal TES per la latitudine 0° e -10°, si
nota una certa discrepanza tra le temperature di
quelle latitudini e i valori teorici, i quali potrebbero
trovare una spiegazione solo accettando dei valori di
albedo molto più alti di quelli reali.
Dall’analisi completa dei dati delle temperature forniti
del TES si evince che Marte dovrebbe avere una
albedo medio di 0,44, laddove l’albedo visuale è di
0,15 e l’albedo geometrico è di circa 0,3.
Sempre secondo i dati del TES l’albedo stesso varia
in funzione della temperatura, comportamento questo
alquanto curioso! Infatti la mappa di albedo fornita
dalla NASA varia da un minimo di 0,08 fino ad un
massimo di 0,32, mentre secondo i dati TES l’albedo
varia fino ad un massimo di 0,84 per le regioni polari
e fino a 0,56 nelle regioni equatoriali.
L’unica spiegazione a questo fenomeno, prendendo
ovviamente i dati TES come corretti, sarebbe la
massiccia presenza di formazioni nuvolose specialmente nei momenti più freddi, in contrasto con le attività legate alle tempeste di sabbie che di solito si verificano
nei momenti più caldi, fatto che di per sé escluderebbe le tempeste di sabbie dalla spiegazione di questo fenomeno. Essendo però questo fatto non confermato,
sarebbe più corretto dedurre la presenza di una percentuale di errore variabile nei dati TES, in particolare sulle temperature più basse, come appunto mostrato nel
grafico suddetto.
Rifacendoci quindi ai dati TES ci aspetteremo delle variazioni di temperatura da un minimo di -16°C, ad un massimo di +31°C. Invece, secondo i dati da me calcolati,
tenendo conto dei diversi gradi di albedo mi aspetterei delle variazioni a partire da un minimo di -2°C fino ad un massimo di quasi +49°C, per quanto riguardo l’intero
cratere. Invece, per quanto riguarda la zona specifica di atterraggio i valori varierebbero da un minimo di +8°C ad un massimo di +43°C, praticamente sempre sopra
il punto di congelamento dell’acqua, almeno per quanto riguarda la temperatura massima giornaliera. Come si può inoltre notare la temperatura dovrebbe facilmente
superare persino i +40°C.
Altra cosa da tener presente è il momento in cui la sonda è atterrata all’interno del cratere Gale, il 6 agosto 2012, momento in cui Marte si troverà alla longitudine
solare (Ls) 150,4 cioè poco prima dell’equinozio di primavera per l’emisfero sud. Sempre secondo il grafico, in quel momento la temperatura dovrebbe raggiungere
un massimo di +26°C con tendenza in salita. Ricordiamoci quindi che eventuali fenomeni legati alla presenza di acqua liquida, ci forniranno grosse informazioni sulla
reale densità atmosferica marziana. Il cratere Gale infatti presenta anche una certa presenza d’acqua, con una percentuale che ci aggira tra il 6 e l’8% della massa
del terreno, fatto comprovato anche della presenza di gullies! Sarebbe quindi estremamente interessante poter osservare in diretta, proprio dalle telecamere di
Curiosity queste fuoriuscite d’acqua dal sottosuolo, nonché il comportamento stesso dell’acqua una volta in superficie. Se infatti la temperatura del suolo dovesse
superare i +40°C, allora dovremo spostare il limite inferiore per la densità atmosferica marziana, a non meno di 80 hPa! Non aspettiamoci certo che informazioni
simili vengano sbandierate dai media, anche se ovviamente dovranno essere reperibili on line.
Combinando riprese infrarosse diurne e notturne, ho ottenuto questa mappa a falsi colori in cui il rosso rappresenta le
aree che tendono a scaldarsi più velocemente durante il giorno, mentre il verde rappresenta le aree che tendono a
conservare più calore durante la notte; tutto il resto è riprodotto in blu.
Un’altra riprova della presenza di acqua all’interno del cratere Gale, ci viene fornita dalle immagini termiche infrarosse scattate sia di giorno che di notte. L’analisi di
queste due riprese ci fornisce infatti delle informazioni molto preziose sulla natura fisica del suolo. Ciò che appare più luminoso in una foto ter,mica durante il giorno,
è dato da tutto ciò che è in grado di assorbire velocemente l’energia termica solare cambiando rapidamente la propria temperatura. Viceversa, ciò che rimane più
luminoso in una foto termica notturna, è dato da tutto ciò che tende ad accumulare energia termica, disperdendola e assorbendola molto più lentamente del resto.
Questo processo, altrimenti chiamato inerzia termica è anche un indicatore della densità di un corpo. Infatti un oggetto a bassa densità tende a riscaldarsi (o
raffreddarsi) molto più velocemente di un oggetto con una densità più alta, che viceversa reagirà molto più lentamente ai cambi di temperatura.
Tutti più o meno sappiamo che vivere vicino a grosse masse d’acqua porta ad avere meno sbalzi di temperatura tanto verso il basso quanto verso l’alto, come per
esempio sulle coste di oceani o mari. Confrontando quindi le due riprese infrarosse, diurna e notturna, possiamo costruire una mappa della distribuzione dell’inerzia
termica del cratere Gale. Nella mappa mostrata, il rosso corrisponde alle zone più calde durante il giorno e quindi a bassa inerzia termica, il verde rappresenta le
zone più calde di notte e quindi ad alta inerzia termica, tutto il resto è rappresentato in blu. Comparando questo tipo di analisi con altre zone di Marte è facile
concludere che in molti casi il verde ci indica dei veri e propri depositi d’acqua, in quanto coincide con le zone di fuoriuscita di Gullies e le sottostanti zone di raccolta.
Non può certamente essere considerata come una certezza della presenza di acqua, in quanto altri materiali potrebbero mimare lo stesso comportamento, ma è
vero altresí che tutte le zone in cui si osserva la fuoriuscita d’acqua, nonché le zone di raccolta, appaiono sempre verdi in questo tipo di analisi.
Altro indizio a favore della presenza d’acqua é il rilevamento di minerali d’argilla di tipo sedimentario ed erosivo che si formano solo in presenza d’acqua. Sono la
testimonianza dell’antica abbondanza d’acqua sulla superficie di Marte, ma probabilmente potrebbero anche derivare dal trasporto d’acqua che fuoriesce dal
versante interno della cresta del cratere. Questa acqua potrebbe trasportare a valle i materiali erosi durante la discesa, ma ovviamente servono analisi dirette per
capirne la natura, soprattutto se si vuole stimare l’età di questi sedimenti. Sarà altresí di grande interesse lo studio ravvicinato di questi sedimenti che potrebbero
benissimo accorpare i residui fossili di eventuali forme di vita allora presenti.
Per quanto riguarda l’aspetto meteorologico è interessante tener presente che la data dell’atterraggio sul Marte può essere studiata usando come riferimento il video
Mars Weather tenendo presente che il 6 agosto 2012 corrisponde allo stesso giorno del calendario marziano, ma ovviamente di uno o due anni precedenti,
rapportandosi alle date del 1 novembre 2008 e del 19 settembre 2010, entrambe corrispondenti al 319esimo sol del anno marziano. Quello che si nota sul video
suddetto è una circolazione prevalente da ovest verso est con corpi nuvolosi a volte provenienti dal vicino altopiano di Elysium, dove sono costantemente presenti
grosse formazioni nuvolose probabilmente di origine orografica. Molto più spesso, i corpi nuvolosi provengono dal bacino di Hellas, costantemente invaso da nuvole
che frequentemente si distaccano e si propagano anche in direzione del cratere Newton. Si notano anche formazioni nuvolose associate a tempeste di sabbie
che però nel video appaiono più scure e virate verso l’arancione, contrariamente alle nubi d’acqua che appaiono chiaramente bianchicce o leggermente virate
verso il blu.
L’ 01/11/2008 a 2:24, corrisponde al 319esimo sol
dell’anno marziano, come per il 06/08/2012.
A questo proposito è molto interessante notare come le nubi che si osservano nel video citato arrivano ad oscurare completamente i dettagli sottostanti durante il
loro passaggio, mentre alcune di esse hanno la tipica compattezza delle nubi terrestri, soprattutto quelle di natura orografica. Ma, com’è possibile una tale
saturazione d’acqua quando ufficialmente se precipitassimo tutta l’acqua dell’atmosfera al suolo otterremo uno strato spesso circa 1/30 di millimetro?
Infatti, secondo i rilevamenti dei Viking e altre sonde il precipitato d’acqua su Marte non dovrebbe superare mai il decimo di millimetro. Ma una quantità così esigua
d’acqua, per lo più disciolta in una colonna d’aria di 11 km, non dovrebbe avere nessuna rilevanza sulla trasparenza ottica dell’atmosfera, neanche se portata a
saturazione. Eppure la rilevanza ottica c’è ed è ben visibile, e costituisce un altro punto di disaccordo con i dati ufficiali forniti. Per potersi aspettare un minimo di
rilevanza ottica, le concentrazioni di vapore d’acqua o di cristalli di ghiaccio in generale, dovrebbero ammontare ad un precipitato di almeno un paio di millimetri, ma
questo è possibile solo se consideriamo la temperatura media di Marte a non meno di -40°C. Infatti la concentrazione d’acqua nell’atmosfera dipende essenzialmente
dalla temperatura, indipendentemente dalla pressione atmosferica in sé, la quale è determinante solo nello stabilire le fasi possibili. Normalmente si
considera come temperatura media di Marte -63°C. A quella temperatura, in effetti la concentrazione di acqua non può superare la pressione parziale di 0,011 hPa
ovvero un precipitato di 114 micron. Volendo mettere una pressione parziale di almeno 0,25 hPa sarebbe necessario avere una temperatura media di -37°C invece
dei -63°C attualmente dichiarati. Stranamente se applicassimo al modello termico di Marte un minimo di effetto serra, visto che la sua atmosfera è composta quasi
prevalentemente da anidride carbonica, otterremo facilmente una temperatura media tra i -40°C e i -35°C; semplice coincidenza? Questo fatto ovviamente influirebbe
di più sulle temperature minime notturne, ma a questo proposito i dati sono poco chiari. Per me, rimane evidente che la quantità ufficiale di acqua contenuta
nell’atmosfera non rende assolutamente merito ai fenomeni osservati.
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