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8 GIUGNO 2011
Generalmente, osservando le immagini della superficie marziana rilasciate dalle varie Università Americane (sotto l'egida della NASA) si pensa che quanto appaia
ai nostri occhi sia null'altro di ciò che effettivamente c'è, ma la realtà nasconde qualcosa di assai più straordinario e incredibile. Finora abbiamo tentato di descrivere
quello che sta appoggiato sopra le sabbie, le colline, nei crateri ecc. Ora invece andremo a descrivere quello che sta sotto le sabbie, dentro le colline e sotto i crateri.
Fig. 1. PIA03640. Le "pieghe" visibili nella sabbia si pensa vengano
prodotte dalle interazioni del vento con le rocce, tali da generare le
curiose venature a connessione. Ma osservandole molto attentamente
si intuisce che probabilmente si tratta di ben altro...
Fig. 2. PIA03640. Abbiamo evidenziato un po' alla bene meglio le
venature della sabbia, abbastanza da farci comprendere che le pieghe
sono il risultato dell'interazione fra il vento, i gusci e "qualcosa" che sta
sotto la superficie, la quale connette tutti i gusci fra loro...
Il dr. Alessio Feltri la definisce "Synaptic Network" ed è in sostanza una colossale e smisurata rete di "tubi biogenetici" alla quale i gusci si collegano per attingere
acqua ed altri elementi nutritizi. Questa rete tubolare dovrebbe estendersi su tutto il pianeta, dal Polo Nord al Polo Sud e, molto probabilmente, scende a profondità
rilevanti. Non è facile stabilire se essa sia un organismo unico oppure una sorta di struttura composta da una "collettività" di microrganismi, tuttavia non sarebbe da
escludere nessuna delle due ipotesi. Naturalmente i "tubi" non possono essere facilmente osservati dato che si snodano sotto la superficie visibile, ma capita
sovente che alcuni d'essi situati in un contesto periferico affiorano appena dalle sabbie e si confondono piuttosto bene fra le dune, tant'è vero che nessuno li ha mai
notati. Eppure sono sempre stati sotto il naso di tutti. Scienziati compresi.
Per fare un paio di esempi, potremmo paragonare la rete tubolare di Marte al nostro sistema circolatorio, dove l'arteria aorta e la vena cava stanno nel punto più
centrale del nostro corpo, mentre via via i condotti sanguigni ("tubi") si estendono fino a coprire l'intero organismo divenendo sempre più sottili (vasi capillari).
Oppure potremmo paragonarla alle radici delle nostre piante che attingono dal terreno acqua e altri minerali nutritizi e che possono raggiungere dimensioni
ragguardevoli.
Fig. 3. PIA03640. Altro esempio di come le "rocce" siano connesse fra
di loro mediante i piccoli "tubicini" che passano appena sotto la sabbia
formando canali intrecciati. E' comprensibile il fatto che nessuno ci
abbia dato peso, considerandoli solo delle insignificanti pieghe create
dal vento.
Fig. 4. PIA03640. Anche in questo caso abbiamo tracciato alla bene
meglio i piccoli condotti in blu per renderli più distinguibili a tutti.
Nelle figure da 1 a 4 abbiamo cercato di rendere il più intelligibile possibile la presenza di questi "tubicini" i quali - come si dovrebbe ben comprendere - non solo
collegano fra loro i gusci (le "rocce"), ma creano delle connessioni multiple fra vari "tubicini" che, a loro volta, andranno poi a collegarsi ad un condotto più grande
(probabilmente nascosto nell'immediato sottosuolo). Per coloro che avessero tempo e volontà di cercare altre tracce di questa rete tubolare suggeriamo di dare
un'occhiata al fotogramma PIA11746 prestando però attenzione a non confondere tutte le pieghette e le piccole dune sulla sabbia con i tracciati dei suddetti tubicini.
Evitiamo, cioè, di cadere nel laccio dell'eccessiva suggestionabilità al punto da diventare come chi cerca facce su qualsiasi nonnulla. Con un po' di pratica e tanta
pazienza si dovrebbe riuscire nell'intento.
Qualche Lettore avrà senza dubbio da ridire circa la fondatezza di simili asserzioni dal momento che - come già detto - ne la NASA e nemmeno l'ESA hanno mai
diramato comunicati stampa inerenti la scoperta di una tale e complessa strutturazione biologica su Marte. Vediamo allora di prendere in esame altro materiale
attinente che il dr. Alessio Feltri molto gentilmente ci ha inviato.
Fig. 5
Fig. 6
Suggeriamo a coloro che ne hanno la possibilità di indossare gli occhialini 3D perchè sono stati allegati diversi fotogrammi elaborati con questo sistema. Dunque, le
figure 5 e 6 (Spirit, sol 338) mostrano in maniera più che eloquente la presenza di questi "tubi" nel substrato dove le ruote del rover hanno smosso e parzialmente
scavato il terreno. Come appare fin troppo chiaramente i condotti tubolari si snodano, si diramano e si articolano in modo capillare. Sembrerebbe persino che le
ruote di Spirit ne abbiano spezzato alcuni in modo netto.
Fig. 7
Fig. 8
La figura 7 è un'immagine in 3D relativa al sol 121 di Spirit. Osservando attentamente si riesce a distinguere abbastanza bene la struttura tipicamente "fibrosa" dei
piccoli condotti tubolari che si estendono nel substrato del terreno marziano. Anche la figura 8 relativa al sol 304 di Spirit mostra - sia nella versione 3D che in quella
2D - la presenza di alcuni piccoli condotti tubolari che emergono appena dal terreno.
Fig. 9
Fig.10
Ancora, possiamo vedere un ulteriore esempio nella figura 9 (Spirit, sol 123) di condotti fibrosi che emergono dal terreno smosso dalle ruote del rover. Abbiamo
inoltre degli esaustivi fotogrammi che ci mostrano alcuni dettagli strutturali dei condotti tubolari nella figura 10 (Opportunity, sol 217), nella figura 11 e nella figura 15
(Spirit, sol 376). Si riesce quasi a intravedere la micro-tessitura di questi intriganti condotti sinaptici che però rimangono difficili da interpretare qualora ne volessimo
dedurne la rispettiva composizione. Generalmente le spiegazioni più accreditate dalla Comunità Scientifica vertono su normali interazioni chimiche fra l'acqua che
un tempo bagnava la regione visitata dal rover e i minerali disciolti nel terreno.
Fig. 11
Fig. 13
Fig. 14
Fig. 12
Fig. 15
Per cominciare ad avere una sommaria idea sul perchè alcuni gusci sembrano talvolta sfidare le leggi fisiche assumendo posizioni da equilibrista abbiamo un
esempio (figura 12 in 3D relativa a Spirit, sol 521) che ci mostra la presenza di "venature" verticali situate nella parte bassa della struttura. Probabilmente i "tubicini"
si aggancino ai gusci permettendo di penetrarli e trasferire acqua e nutrienti all'interno. Poichè il guscio risulterebbe essere assai più leggero rispetto ad una pietra,
questi una volta agganciato tramite le fibre organiche potrà persino penzolare su un lato senza cadere.
Il fotogramma 3D di figura 14 (Spirit, sol 512) potremmo definirlo straordinario poiché si può osservare un intero raggruppamento di questi "tubi" che sbucano fuori
dal substrato del suolo marziano. L'impressione che si ha in base alla disposizione del filamenti tubolari è che siano stati tranciati o comunque spezzati in blocco.
Fig. 16
Fig. 17
Per chiudere questa parte non poteva mancare certo un piccolo saggio di - probabilmente - ciò che resta della rete tubolare situata sulla Luna. La figura 13
evidenzia appunto un esteso reticolo composto da "qualcosa" di analogo ai condotti fibrosi di Marte nella regione del Monte Hadley (Per approfondire consultare
l'articolo "Hadley's Inferno" del dr. Alessio Feltri). Abbiamo detto che supponiamo si tratti di "ciò che resta" in quanto dalla figura 16 sembrerebbe che anche sulla
Luna esistano "rocce" del tutto identiche ai gusci marziani, però fossilizzate. Vi sono solo deboli tracce di quelle connessioni fibrose, sebbene nella parte DX del
fotogramma si vede molto chiaramente una "roccia" a sezione arcata esattamente come quelle identificate nella regione di Husband Hill su Marte. Confrontando la
figura 18, qui sotto, con i paesaggi ripresi da Spirit e Oppurtunity balza subito all'occhio l'incredibile similitudine di texture delle "rocce", per cui dobbiamo ammettere
che anche la Luna potrebbe aver avuto un periodo durante il quale c'è stata una certa attività biogenetica, forse cessata quasi completamente o forse non del tutto....
Fig. 18. Il terreno lunare ricorda alquanto la superficie di Marte.
Solo una coincidenza geologica?
STRUTTURA, COMPOSIZIONE E FUNZIONALITA' DELLA RETE TUBOLARE MARZIANA - La rete tubolare di Marte non ha niente a che vedere con fantomatici
canali d'irrigazione costruiti da qualche Civiltà Marziana e nemmeno con le celeberrime tubazioni di vetro o metalliche immaginate da svariati cultori dell'archeologia
spaziale. Come abbiamo già detto, si tratta piuttosto di strutture biologiche estremamente organizzate, ramificate e ripetitive. Per rendere l'idea, il condotto più
grande svolge lo stesso compito di quello più piccolo. Nella figura 19 possiamo osservare un altro schema realizzato dal dr. Alessio Feltri il quale mostra la
strutturazione gerarchica di condotti tubolari all'interno di un cratere marziano.
Fig. 19. Schema riassuntivo che mostra grossomodo la connessione fra i tubi di una
porzione di rete all'interno di un cratere marziano. (Credits: dr- Alessio Feltri).
Dal momento che l'ubicazione di questa immensa rete biogenetica è la sub-superficie di Marte, dobbiamo ragionevolmente concludere che essa sia
fondamentalmente costituita dal medesimo materiale presente sul pianeta. D'altronde la stessa Comunità Scientifica, in linea di massima, è favorevole nel ritenere il
sottosuolo marziano una potenziale sede di nicchie adatte allo sviluppo di forme di vita anche relativamente complesse. Oltretutto è ormai risaputo che tanto l'acqua
quanto il sale sono entrambi presenti su Marte. Infine, persino l'esistenza di sostanze organiche è un aspetto oggi riconosciuto, nonostante gli interminabili e
stucchevoli dibattiti che durano sin da quando furono effettuati i famosi esperimenti biologici delle Viking nel 1976.
Come abbiamo detto poc'anzi, i condotti tubolari si diramano per captare acqua e sali minerali dal sottosuolo marziano. Oltretutto, non sarebbe nemmeno da
escludere che le pareti di questi condotti siano fabbricate da microrganismi simbiotici preposti a tale scopo esattamente come i gusci creati a loro volta da altri tipi di
microrganismi simbiotici. La rete tubolare di Marte in sostanza fungerebbe da mezzo di trasporto dell'acqua e di elementi nutritizi che alimenteranno tutte le forme di
vita presenti sull'intero pianeta le quali, in un modo o nell'altro, "costruiscono" gusci e condotti tubolari come in un'immensa catena di montaggio globale.
Fig. 20. Canale in Coracis Fossae situato
nella regione di Bosporus Planum.
Soffermiamoci ora brevemente sulla figura 20. Sebbene la maggior parte dei canali visibili sulla superficie marziana potrebbero essere stati scavati da antichi corsi
d'acqua o da flussi di lava, non sarebbe da escludere che alcuni d'essi siano invece la parte emergente di condotti tubolari il cui percorso complessivo in realtà si
diparta dalla superficie. In sostanza, ciò che si vede rappresenterebbe solamente un tratto dell'intero condotto. Non dobbiamo però tralasciare un fattore
determinante: i canali di solito non sono convessi, ma concavi, ed è proprio a motivo di errate interpretazioni che sono poi sorte le teorie dei tubi artificiali fabbricati
da una presunta Civiltà Marziana. Il condotto tubolare potrebbe dunque trovarsi immediatamente sotto la zona depressa del canale oppure - perchè no - è persino
probabile che la superficie ad albedo maggiore del canale sia essa stessa la parete emergente del condotto.
Fig. 21. Da quando sono state rese pubbliche queste immagini, molti appassionati di "anomalie marziane" vi hanno visto in
esse l'evidenza di costruzioni artificiali opera di una non precisata Civiltà Marziana. Tuttavia non si tratterebbe di tubazioni
artificiali fatte da esseri umanoidi, ma di canali naturali formatisi sia ad opera di agenti idrogeologici che biogenici.
Indubbiamente il fascino dei "tubi di vetro" (glass tubes) è notevole, tant'è vero che questa idea per un certo tempo l'abbiamo tenuta in elevata considerazione
anche noi. Sebbene oggi non la rigettiamo in modo ignominioso, riteniamo piuttosto che almeno un certo numero di canali marziani debbano essere rivisti non tanto
in chiave ingegneristica, come prodotto di attività di origine artificiale, ma come prodotto di attività biogenetica indigena. Ovviamente la maggior parte degli scienziati
pensano che l'alternarsi di tracciati regolari all'interno dei canali sia dovuto alla presenza di dune prodotte da antichi flussi d'acqua o dal debole vento marziano;
certamente una spiegazione plausibile, ma inefficace nel suo insieme. La fig. 22 ci fornisce invece un eccellente supporto visivo per meglio identificare queste linee
quali "strutture di tipo fibroso" che si ripetono in continuazione, conferendo dunque ai suddetti canali caratteristiche ancora più significative. Si noti bene come le
suddette strutture di tipo fibroso riescano facilmente a sistemarsi pure all'interno di crateri in modo da creare forme di tipo geometrico con collegamenti ai bordi.
Fig. 22. Esempi di come la rete tubolare di Marte si snoda sulla sub-superficie planetaria; si noti come in taluni casi questi
tubi biogenetici emergono appena in superficie rendendosi visibili e dando l'impressione di strutture artificiali. Immagini
credits NASA ottenute dalla Mars Global Surveyor
Ecco un'altra serie di punti chiave del dr. Feltri a proposito della "synaptic network" e dell'interazione con i gusci:
Perchè nelle Pancam le strutture reticolari non si vedono?
•
Perchè le foto "Pancam" sono trattate e quindi virtuali, per cui possono solo essere utilizzate per interpretare grossolanamente la forma dei gusci e non la loro
composizione.
•
Perchè la virtualizzazione comporta l'applicazione di una texture "lapidea" del tutto diversa dalla realtà, con metodologie che la NASA perfeziona da oltre 12
anni.
•
Perchè se si vedessero in alta risoluzione non se ne potrebbe negare l'origine biologica
Ma se i gusci sono dappertutto, come possono trovare l'acqua sub-superficiale praticamente dovunque?
•
L'intera superficie del pianeta è coperta da una fitta rete di fibre tubolari biancastre lineari a loro volta connesse da filamenti trasversali.
•
Quando gruppi di fibre incontrano altri gruppi di fibre, si dispongono secondo strutture radiali, le cui costolature originano altri gruppi di fibre che si dipartono
a 360° dal nodo radiale.
•
Quelle che sembrano "dune" sono in realtà formate da depositi salini mescolati a sabbia e compattati da microorganismi, con evidente funzione di isolante.
•
Le fibre sono in realtà fasci di filamenti paralleli, che conducono acqua e nutrienti praticamente ovunque.
•
La presenza di nodi radiali potrebbe anche segnalare che i suddetti filamenti potrebbero anche condurre segnali di natura elettromagnetica, motivo per il
quale ho parlato di "rete sinaptica".
VEGETAZIONE MARZIANA - Un ultimo aspetto a proposito della "rete tubolare" marziana menzionato dal dr. Feltri merita la nostra attenzione perchè ci aiuta
ancor più a comprendere le dinamiche dell'interazione tra atmosfera e ambiente locale. E' altamente plausibile che, in definitiva, si tratti di una sterminata forma di
vegetazione orizzontale. Cosa vorrebbe indicare ciò? Ebbene, poichè la parte di atmosfera ad alta densità è ubicata a contatto con il suolo (e non mantenendosi
tale che per pochissimi metri al di sopra) tale forma vegetale non si è sviluppata come quella terrestre crescendo in verticale, ma si è adattata sviluppandosi al
suolo e nel sottosuolo dove aria ed acqua sono facilmente captabili. Questo aspetto demolisce le tesi secondo cui vi sarebbero su Marte estese foreste di alberi alti
decine se non centinaia di metri. Come spiega il dr. Feltri, una tale situazione implicherebbe presumibilmente l'esistenza "al suolo" di un'atmosfera di tipo terrestre,
ipotesi che condividiamo largamente ma che da un punto di vista volumetrico non coincide con i dati ufficiali conosciuti. E' infine da ritenere (come anche la NASA
ipotizza) che la proto-vita di Marte non sia un qualcosa di primitivo, ma di precedente alla vita terrestre; pertanto se l'immensa rete simbiotica gusci-synaptic network
esistesse da moltissimo tempo potrebbe indicare la presenza oggi di grandi quantità di petrolio di origine biologica nel sottosuolo marziano, ipotesi che Pianeta
Marte.net porta avanti dal 2007.