natura del suolo
La
superficie del pianeta ricorda molto quella dei deserti terrestri, il suo
colore, che spesso tende sul rosso, è dovuto alla presenza di ossidi di ferro.
Quando le sonde Viking atterrarono nel 1976, analizzarono chimicamente
la superficie nei punti a loro accessibili; il risultato fu il
rilevamento, nei depositi
sabbiosi, di ferro (14%) e silicio (15-20%) e presentano tracce di
vari altri elementi (Ca, Al, S, Ti, Mg, Cs e K). Sulla base dello
sprofondamento dei sostegni dei moduli di approdo entro il suolo marziano
e dei risultati dell'attività di scavo delle pale meccaniche, è apparso
che il suolo, almeno nelle aree di atterraggio, possiede una consistenza
granulosa che ricorda il regolite lunare, abbondante di materiale eruttivo
e di brecce. La
cosa interessante è che anche nelle zone dove sono atterrati
Spirit e Opportunity, si sono riscontrati numerosi indizi di
materiali eruttivi. E' sorprendente proprio il fatto che, anche in
aree non troppo vicine a vulcani, possiamo trovare tali tracce.
Come vedremo ci sarebbero delle spiegazioni per questo.
la
struttura interna
A
somiglianza degli altri pianeti del sistema, Marte si è costituito 4,5
miliardi di anni fa dall'aggregazione di planetesimi, questa
è la teoria più accreditata, secondo il concetto di evoluzione naturale
dei sistemi planetari; ma in qualità di
pianeta di tipo "terrestre", esso è andato incontro a una fase
di fusione e di rimescolamento del proprio interno che ha dato luogo alla
"differenziazione" per strati mineralogici chimicamente
diversificati, dell'intera massa planetaria.. Vedremo
come le teorie di Ackerman permettono di ottenere un modello
altrettanto credibile e coerente della formazione dei pianeti terrestri.
Si
suppone quindi che Marte possegga un nucleo centrale circondato da un
mantello e da una crosta superficiale come accade per la Terra. Sembra che quest'ultima
(la crosta marziana) sprofondi
mediamente a 40-50 km, uno spessore per lo meno doppio di quello della
crosta terrestre.
Il fatto di essere tanto massiccia e di mancare di
un'adeguata base fluida di sostegno (l'astenosfera) è certamente la causa
determinante della riscontrata assenza, sul pianeta, del costituirsi di
placche continentali galleggianti simili a quelle terrestri. Oppure
potrebbe darsi che Marte abbia subito una disastrosa catastrofe
planetaria
Sepolto
sotto il mantello, il nucleo di Marte, povero di ferro e di nichel, non
raggiungerebbe i 2500 km di diametro: troppo minuscolo, quindi, per
risultare, a sua volta, differenziato in una sezione esterna fusa, idonea
a innescare il noto meccanismo "a dinamo autoeccitata" che, come
per la Terra, presiede alla generazione di un campo magnetico globale.
Infatti il pianeta non possiede una magnetosfera significativa, né fasce
di radiazione tipo Van Allen.
Anche
su questo argomento ci soffermeremo parecchio e vedremo come altri
ipotetici scenari sarebbero credibili tanto quanto quelli tradizionali.
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