|
|||||||||||||
“…Governare è far credere…” (Niccolò
Macchiavelli)
Nel Vecchio Continente, la nostra cara (e “vecchia”, appunto) Europa, possiamo trovare davvero un po’ dappertutto le tracce e le evidenze di un’antica e ricchissima creatività artistica, nata da spiriti sensibili e fantasiosi, capaci di eccellere nelle varie Arti. Così, almeno, fu in passato. Ma oggi? Oggi c’è ancora
qualcuno che, a quanto pare, nutre nuovamente una passione
irresistibile per l’Arte Grafica, esibendo dei super-tecnologici
disegni e degli affascinanti (sebbene alquanto improbabili) ritratti
che arrivano, addirittura, dallo Spazio! Della splendida e Dannunzianamente immaginifica Agenzia Spaziale Europea. Quando, tra la fine del 2003 e l’inizio del 2004, la Sonda Europea Mars Express cominciò il suo lavoro di perlustrazione (orbitale) del Pianeta Rosso, tutti i Ricercatori ed Appassionati di Scienza e Planetologia si aspettavano (probabilmente a ragione) delle grandi novità, ma la prima doccia fredda arrivò con la perdita (?) del piccolo-grande Beagle 2, il Rover che avrebbe dovuto portare sul suolo di Marte alcune delle tecnologie più avanzate per lo studio e l’analisi del medesimo. Considerazioni “postume”? Succede. Del resto, purtroppo, può sempre capitare un errore od una disgrazia, su qualsiasi mondo ed in qualsiasi campo… Ma per fortuna restava l’Orbiter,
con tutte le sue spettacolari dotazioni e le sue incredibili
telecamere rivolte verso il Pianeta Rosso: telecamere in grado di
fornirci – ESA dixit – immagini e dettagli mai
visti prima. Ad esempio, già il 19 Gennaio
2004 il Sito Ufficiale dell’Ente Spaziale Europeo ci presentò una
“spectacular stereoscopic colour picture” che avrebbe dovuto
mostrare alcuni Canyons della Valles Marineris (con un
dettaglio di 12 metri per pixel) e fu proprio da questa prima (e
sventurata) esperienza che sarebbe dovuto risultare subito molto
chiaro a tutti – Professionisti e Dilettanti – che l’idea di usare
queste immagini per fare della Ricerca “a tavolino” fosse, se non
del tutto inutile (anzi: errata in nuce), per lo meno assai
rischiosa. E allora guardate il frame super-elaborato ESA che segue: in esso, una serie di gradoni del tutto inesistenti (trattasi di meri vizi di elaborazione), ma simili a scale di antiche piramidi si mostrarono sulle montagne, aggiungendo un ulteriore (ma del tutto falso e gratuito) mistero ad un contesto comunque alieno e, quindi, già (ed in sé) anomalo per definizione. Vedete? Ora, il fatto di
chiamare questa immagine “fotografia”, magari aggiungendoci anche un
“originale”, equivale, a nostro parere, al visionare un famosissimo
quadro di Andy Warhol che ritrae Marylin
Monroe (vedi sotto) e quindi uscirsene fuori asserendo che
quell’Opera è una foto della grande attrice… In effetti il commentare
queste digitally-created pictures come se fossero delle autentiche
fotografie orbitali non è mai stato un problema per l’Ente Spaziale
Europeo per il semplice motivo che i loro Responsabili, nelle
captions alle immagini da loro stessi predisposte, non hanno mai
nascosto questo (chiamiamolo) “vizio” di partenza. Comunque sia: tutto qui? Dal bizzarro (e comunque un
poco scorretto, a nostro avviso) comportamento dell’ESA, sono nati
svariati malintesi. Alcuni di questi problemi si
sono posti soprattutto in Italia (un Paese di “Creativi”, oltre che
di Poeti, Santi e Navigatori…guarda caso), allorché un elevatissimo
numero di Anomaly Hunters, muovendosi sulle orme di qualche
Autore che ha usato questi scatti digitalizzati per i suoi lavori,
si sono sbizzarriti a vedere delle (strane) costruzioni sul Suolo
Marziano. Favole, ovviamente. Dipende. In fondo, il fatto di aver dato nuova linfa allo studio delle Anomalie Spaziali può sicuramente essere considerato, in Valore Assoluto, un elemento positivo. Ma fra le tante (diciamo pure troppe…) discussioni derivate dalle prime (ed un bel po’ capziose…) interpretazioni su quanto ripreso negli pseudo-frames ESA Mars Express, l’equivoco di partenza non fu MAI minimamente menzionato. Ora, se lo studio delle immagini orbitali, come sapete, è già di per se stesso alquanto rischioso e, a detta di molti Scienziati – vista la naturale ambiguità di queste istantanee, dovuta a motivi tipo l’altitudine, l’angolo di ripresa, l’ora dello scatto ed il conseguente posizionamento del Sole rispetto all’orizzonte locale etc. –, addirittura “fuorviante” (!), come sarà mai logicamente e razionalmente possibile riconoscere allora una (anche) minima valenza, in termini di affidabilità ed oggettività, a degli studi che non sono neppure stati svolti su immagini “reali”, bensì su “ricostruzioni digitalizzate di (supposti) frames orbitali” (come l’ESA stessa ha tranquillamente ammesso)? Ai Posteri l’ardua sentenza. Et procedemus… Prendiamo un’elaborazione
digitale divenuta “famosa” in seguito alla momentanea rimozione
della medesima dal Sito ESA, avvenuta poco dopo la
sua pubblicazione. Ora, a parte il fatto che un
“cover-up” fatto in questo modo sarebbe semplicemente ridicolo (ed i
Signori che si occupano di queste cose non scherzano mai…), qui si
sta comunque dimenticando il fatto – incontrovertibile – che le
immagini originali RAW Mars Express (a prescindere
dalle “sparizioni” occorse nel Sito Ufficiale ESA)
erano e sono sempre state disponibili negli archivi del
NASA Imaging Center e che i “rilievi” mostrati da
quella immagine super-manipolata, in fondo, di realmente misterioso
non avevano (ahinoi) proprio nulla.. Della stessa elaborazione se ne possiede anche una con visuale dall’alto In questo “disegno” (dopo
quanto detto sino ad ora non possiamo proprio chiamarlo
diversamente) qualche Ricercatore ha fatto notare come potessero
essere ben visibili, in alcune zone, dei rilievi anomali i quali
avrebbero dovuto costituire dei “segni evidenti di strutture
architettoniche” (per definizione artificiali), ed “emblemi di
antiche costruzioni”.
http://www.esa.int/esa-mmg/mmg.pl?b=b&keyword=marineris&single=y&start=20 Noi Vi proponiamo un dettaglio
delle varie zone, affinché ogni Lettore possa osservare CON I PROPRI
OCCHI e con la MASSIMA CHIAREZZA le possibili Anomalie segnalate.
Qui, a nostro parere, il problema reale (al di là delle logiche investigative e speculative che caratterizzano e distinguono i vari Ricercatori e che, giustamente, in quanto costituenti una diretta espressione della loro Natura ed Indole individuale, restano inquestionabili nel merito) deriva dall’aver attribuito (o meglio: ricondotto) alla nozione/definizione di fotografia, un qualcosa che, molto semplicemente (ed al di là di ogni e qualsiasi dubbio, logica e speculazione), fotografia NON E’. In questo dettaglio, ad esempio, si è voluta evidenziare la presenza di una città, la cui realtà sarebbe dimostrata dall’esistenza di innumerevoli rilievi ad angolo retto (ben visibili nell’elaborato digitale) i quali, proprio in quanto tali, non consentirebbero assolutamente di pensare ad una matrice naturale di quanto ripreso: si dice infatti che la probabilità che tre linee si dispongano naturalmente formando un angolo di 90°, sarebbe di una su centomila (ed in questo dettaglio, di linee che formano angoli retti, se ne possono osservare a decine). Scoperta Epocale, quindi? La realtà è un’altra, ed è ben diversa dai
presunti “reticolati” che caratterizzerebbero questa (immaginaria)
“Città Dimenticata”. In altre parole? In altre parole queste linee non esistono nei
frames raw originali. E che dire poi dei Colori? I tanto “vessati” Colori di Marte? Ebbene anche i colori di questi virtual frames
sono una interpretazione (per altro anche piuttosto improbabile…)
dell’Ente Spaziale Europeo, e la completa trasformazione del frame
originale in frame virtuale ha fatto il resto, creando artefatti grafici
i quali NON ESISTONO nei frames orbitali RAW. Certamente è strano che fra i tanti difensori di
queste strutture nessuno, ma proprio nessuno, abbia cercato e mostrato,
magari prima di vedere, studiare (e vendere al Pubblico…) queste,
diremmo del tutto inesistenti, anomalie, il vero (anzi: I VERI, visto
che sono più di uno) frames Mars Express: i frames RAW
che, proprio perché tali, li possiamo legittimamente (e finalmente)
chiamare per quello che sono e cioè: “fotografie del Pianeta Rosso”. Il punto è che le vere fotografie sono un po’ più difficili da trovare e, motivo forse più importante, sebbene esse sìano ricche di autentiche ed inspiegabili anomalie, e fonti di interessantissimi luoghi su cui concentrare lo studio, non offrono sicuramente tutti gli abbondanti falsi indizi digitali per chi cerca (o vuole per forza mostrare) città o miniere sul Pianeta Rosso…un ottimo motivo, insomma, per non volerle non solo vedere, ma neppure cercare… Ed ecco allora, finalmente, due dettagli dei famosi frames originali Mars Express dai quali si è ottenuta la completa e illusoria rielaborazione digitale che, in fondo, costituisce la base della nostra prolusione: nella porzione di superficie Marziana rappresentata dalla prima immagine abbiamo la blue-print del “fumetto” ESA, con la Valles Marineris vista dall’alto. Nella seconda, invece, a coordinate di riferimento praticamente identiche, abbiamo i medesimi rilievi visti a rovescio. La definizione di ambedue i frames, anche se i loro contenuti sono certamente interessanti, resta comunque bassa.
Che altro aggiungere? Perché le fotografie reali (RAW Frames) ci mostrano delle cose mentre le interpretazioni tridimensionalizzate, colonizzate e ritoccate digitalmente delle medesime ce ne mostrano delle altre? Noi ci chiediamo (guardando i frames RAW): dove sono andate a finire le decine di angoli a 90°? Qualcuno riesce ancora ad intravedere (almeno!) le Città Sepolte? E le costruzioni situate alle spalle del cratere maggiore posto ai lati dell’immagine? Magia della Tecnologia! (e scusateci la piccola rima…) Per il resto (ed un po’ ci spiace anche a dirlo), le presunte strutture artificiali, una volta tolta la “maschera virtuale” al “paesaggio reale”, si rivelano per quello che sono: collinette, dune, qualche canalone, alcuni crateri. Nulla d’altro. Ricapitolando, i Signori dell’ESA non hanno fatto altro che “taroccare” i loro stessi Original RAW Frames ingrandendoli oltre ogni logica ed oltre ogni misura, colorandoli color “zucca” e quindi tridimensionalizzandoli. Conseguenze? Una su tutte: l’iper-processing dei frames ha portato alla creazione di innumerevoli image-artifacts, ovvero di vizi e difetti di elaborazione che si sono manifestati ai nostri occhi come angoli “retti&fasulli” e come “rilievi fantasiosi”. Tutti quanti frutti del digitale più estremo. Allora è stata tutta una
conseguenza della Neo-Tecnologia conosciuta come Virtualizzazione? Certo, gli image-artifacts sono diversi, ma il principio sottostante all’analisi dei frames (e che vuole la considerazione degli image-artifacts come elementi ESTRANEI ai rilievi ripresi) è stato ed è sempre lo stesso. Ciò detto, possiamo quindi dire che il cerchio si sta chiudendo su questo presunto ed emblematico caso di (pseudo) Anomalie Marziane. Resta solo un quesito, forse
semplice, forse inquietante, a cui bisognerebbe dare una risposta. Ecco cosa leggiamo nel sito ESA: “Queste immagini di Cydonia sono davvero spettacolari” ha commentato Agustin Chicarro, Project Scientist della Mars Express:“Non solo ci offrono una vista completamente nuova e dettagliata di un’area cara agli amanti dei miti spaziali, ma ci forniscono anche un impressionante zoom di un’area di grande interesse geologico, mostrando – una volta di più – le grandi capacità della camera ad alta risoluzione di Mars Express”. Di certo anche al caro Dr Chicarro bisognerebbe far presente che queste grandi capacità di Alta Risoluzione le vorremmo vedere davvero tutti e, per rendere ciò possibile, basterebbe rilasciare al Pubblico la foto RAW e NON i suoi elaborati, ma non è questo il punto. Il punto vero è: come mai nel caso della Face, la quale è un rilievo realmente famoso (nel bene e nel male), già a fine Settembre si sentirono cori di protesta contro queste elaborazioni mentre nei casi dei rilievi “meno noti” (tra cui i Canyons della Valles Marineris) nessuno disse nulla? Perché, nel caso del Face on Mars, i “Tarocchi ESA” sono state visti e riconosciuti come tali (e lo sono tuttora), mentre nel caso che abbiamo dianzi analizzato – le immagini della Valles Marineris, appunto – tutto è andato bene e, anzi, si è sentito anche parlare di immagini spettacolari e bellissime? Di sicuro questo non è dovuto alla
mancanza di argomenti, come crediamo di aver mostrato e dimostrato. Ma che dire, invece, del caso della Valles Marineris? No, la Valles Marineris non è così “pubblicisticamente” importante e allora…allora lasciamo alla Fantasia lo spazio che merita e, anziché condannare i trucchi digitali dell’ESA, lodiamoli! Ed interpretiamoli. O forse, molto più semplicemente, all’ESA (come alla NASA), sono davvero convinti che la Comunità dei Liberi (e Privati) Ricercatori ed Appassionati sia davvero costituita, nella sua interezza, da babbei che non solo non hanno la minima idea di quello che vedono, ma che non si rendono neppure lontanamente conto di ciò di cui parlano (anzi: blaterano). E quindi, per concludere: complimenti. Complimenti davvero a tutti. I misteri, reali o presunti che sìano, si moltiplicano esponenzialmente, giorno dopo giorno, e le risposte latitano. Ma non fa niente. Quello che conta, in fondo, non è
ricercare, evidenziare e diffondere usando la noiosa prudenza e lo
stancante pragmatismo. No. Giusto. Va bene così. E poi…Poi non importa se i sogni andranno (inevitabilmente) infranti e le meravigliose e stupefacenti sorprese si riveleranno come delle “bufale di dimensioni planetarie”. Quando la Verità l’avremo realmente davanti, tanto Tempo sarà ormai passato e, a quel punto, tutti i giochi saranno (e già da MOLTO tempo!) chiusi: rien ne va plus e quindi… Chi ha avuto ha avuto, e chi ha dato, ha dato… Grazie & Addio! Postfazione – del Dr Paolo C. Fienga Cari Amici, dopo aver letto questo (secondo me acuto e preciso) articolo del mio Amico e Collega, Dr Gianluigi Barca, molti di Voi penseranno che qui, all’interno della Fondazione Lunar Explorer Italia, non amiamo e non apprezziamo il lavoro di personaggi quali l’Americano (Storico e comunque grande) Prof. Richard Hoagland ed il nostrano (e recentissimo) Ing. Ennio Piccaluga. Ebbene no, non è così. O almeno: non è esattamente così. Richard Hoagland ha avuto tanto occhio (nello scoprire la “Face“), una felice intuizione (scientifica e commerciale), ha coltivato un’idea e, alla fine (ed una volta raggiunta, in parte con merito, la notorietà), ha “usato” la sua fama e la sua “visione” – a nostro parere – per fare quattrini vendendo – anche – fumo, frottole e teorie complottistiche bacate. Questo è criticabile? Da un punto di vista strettamente “etico” questo atteggiamento non è solo criticabile: noi diciamo che questo atteggiamento è profondamente (ed intellettualmente) DISONESTO. Approfittare del proprio nome e della propria credibilità per vendere scempiaggini ad un Pubblico che, purtroppo, in larghissima maggioranza è fatto da persone che hanno degli entusiasmi enormi ma delle competenze limitatissime (e che quindi, in ultima analisi, ”crede al nome” e “crede a prescindere“) è opera da furfantelli. Ma nessuna Legge impedisce di vendere stupidate ad un Pubblico recettivo e quindi… Diverso è il discorso che riguarda l’Ing. Piccaluga. Lui pure ha avuto una intuizione ed un eccellente occhio. Il suo Lavoro è discorsivo ed accattivante, senza dubbio. E forse, al di là di tutto, magari ci potrebbe anche essere qualche elemento di supporto oggettivo alle sue speculazioni. Però rimane un fatto. L’Ing. Piccaluga potrà anche aver ragione (e noi, in fondo, un pò glielo auguriamo), ma la teoria che lui ha costruito poggia su basi che, come è stato assai bene espresso dal Dr Barca (e come chiunque può verificare), non sono soltanto discutibili: esse, infatti, sono errate in nuce. Spieghiamoci: analizzare immagini orbitali è un’attività già, in sè e per sè, complessa e perigliosa. E’ azzardato (e comunque difficile) trarre delle conclusioni razionali e credibili dalla analisi di frames orbitali. Però si può fare. Tutto si può fare. Ma analizzare dei “diorama” virtuali (e cioè delle FALSE fotografie che ritraggono FALSI paesaggi), trarne delle “certezze” (perchè è questo che traspare dalle dichiarazioni rese dall’Ingegnere) e quindi venderle ad un Pubblico che, sempre in grandissima parte (poichè super-entusiasta e, altrettanto, super-impreparato), le ”digerisce” come tali in maniera acritica…a noi non sembra un capolavoro di correttezza e di onestà intellettuale. Il supporto mediatico, poi (più che buono per entrambi gli Autori citati), ha fatto il resto. Morale: noi stiamo cercando di spiegare agli Appassionati di Spazio e di Scienza di Confine l’importanza che hanno le premesse che vengono poste alla base di qualsiasi Lavoro. Insomma: a tutti piace sognare ed ognuno di noi (Scienziato, Ricercatore Professionista od Appassionato che sia), in fondo, sogna di essere ricordato, nelle ere a venire, come “Scopritore” di qualcosa. E’ un fatto umano: come negarlo? Ma per scoprire ed essere ricordati, a nostro parere, occorre abbinare e combinare alcuni Elementi. Quali? Beh, pensate a questo: se è
vero (come lo è) che l’Intuizione e la Fantasia – abbinate al Coraggio –
sono elementi fondamentali per il Progresso Scientifico e Tecnologico, è
pur vero che la Razionalità ed il Pragmatismo – abbinate alla Prudenza –
sono elementi essenziali per distinguere una “possibile” realtà, da una
semplice “fantasia a briglia sciolta”. Sono e saranno sempre elementi basilari, in fondo, per separare le Teorie Accettabili e Sostanziabili (sebbene, magari ed in ultima analisi, errate) dalle semplici “fesserie”. Sono e saranno sempre elementi imprescindibili, alla fine, per operare una separazione fra “Ipotesi di Frontiera (razionali & sostanziabili)” ed autentiche “Bufale Commerciali”. E la Verità? La Verità verrà,
statene certi. E’ solo questione di Tempo. Ed è il Tempo, come la Storia stessa ci insegna, che alla fine avrà l’ultima parola – con buona pace della Pubblicità e dei Supporti Mediatici – e distinguerà gli Scienziati ed i Visionari dai poveri illusi (nonché dagli incompetenti e dai bugiardi)… |