Abbiamo voluto giustamente dare spazio non solo alle nostre opinioni, ma anche a quelle più pragmatiche ed in linea al pensiero correntemente diffuso. E lo faremo ancora. Ci sarà anche posto per alcune importanti premesse e considerazioni dei Colleghi di Lunar Explorer Italia. Ora però è il momento di approfondire dovutamente i documenti tradotti ed inseriti nelle due precedenti pagine.

Cominciamo a ragionare sul documento inserito nella pagina "orizzonte(1)".

La limonite ha la seguente formula: FeO(OH)·nH2O. Si tratta, dunque, di un minerale le cui molecole non sono propriamente inconsistenti se messe in raffronto con quelle di CO2, costituenti presumibilmente l'atmosfera marziana. Come  facilmente intuibile, la polvere di limonite avrà un peso senza dubbio maggiore dell'aria di Marte e, conseguentemente a ciò, non dovrebbe rimanere in sospensione se non per un tempo relativamente breve prima di ricadere al suolo. Tanto più se l'atmosfera è (parole non nostre) "estremamente sottile e rarefatta". E di questa argomentazione già ne parlammo in passato.

Ma il problema non risiede nelle disquisizioni fisiche sulle lunghezze d'onda luminose assorbite dalla limonite in quanto è vero ciò che si dice, lo sappiamo benissimo. Piuttosto, non è esatta la tesi secondo cui il cielo di Marte appaia perennemente e costantemente tinto di giallo, marrone e rosso poichè sono proprio le stesse immagini a colori NASA a smentire tale idea: esse mostrano in diverse occasioni varietà di tonalità molto differenziate e talvolta contraddittorie. Lo stesso documento che abbiamo tradotto lascia trasparire un discreto margine di incertezza in merito a questa - sinceramente - inutile querelle.

Spendiamo due parole sulla "permanente presenza di polveri in quota". Tale presenza dovrebbe esser quantificata in funzione ed in proporzione della quantità d'aria in grado di sollevarle e mantenerle in sospensione. Aggiungiamo un ulteriore aspetto che non sempre viene debitamente considerato...

Marte dall'Hubble ST (credits NASA)

Sappiamo che la superficie di Marte è pari, grossomodo, all'estensione delle terre asciutte sul nostro pianeta. Dovremmo allora tener conto che, in primis, le regioni polari saranno prevalentemente sottoposte a regimi di temperature bassissime e, conseguentemente, avremo terreni molto irrigiditi dal freddo intenso. Ciò nonostante, quando il CO2 sublima, i terreni intrisi dai ghiacci secchi (ed anche quelli immediatamente adiacenti) dovrebbero in teoria subire smottamenti e fratture a causa della pressione dei gas.

La sublimazione del CO2 dovrebbe anche fungere da "motore" di innesco delle correnti d'aria che si muoveranno poi verso latitudini inferiori. Queste, non appena raggiunta una certa forza, potrebbero smuovere nel complesso ingenti quantitativi di micro polvere.

Tuttavia non possiamo generalizzare l'intero pianeta secondo una visione univoca di deserto sahariano. In pratica, avremo per esempio terreni ben compattati da permafrost o altre sostanze le quali renderanno il suolo maggiormente difficile da scrollare. Ed avremo infine una discreta porzione di superficie dove il vento sarà in grado di sollevare la polvere e trasportarla altrove.

Ecco come potremmo dunque riassumere la questione: in funzione delle ridotte dimensioni del pianeta anche il volume d'aria, per forza di fatti, sarà inferiore se confrontato con la Terra; quindi la presenza di polveri in sospensione risulterà proporzionalmente ridotta.

Diversamente sulla Terra, tenendo conto della superficie asciutta e dei suoi vari costituenti minerali, degli oceani rilascianti vapore acqueo in modo costante e della maggior densità (e forza) dell'atmosfera, avremo sempre una quantità di polveri in sospensione proporzionalmente superiore a quella di Marte, oltre al vapore acqueo. Ma, alla fine dei fatti - merito delle abbondanti precipitazioni piovose e nevose - sulla Terra il cielo sarà mediamente più limpido.

La presenza permanete di polveri atmosferiche su Marte non è dunque un argomento così speciale da quelle presenti sulla Terra. Di conseguenza, la domanda "perchè il cielo di Marte è rosso?" non ha più pregio della domanda "perchè il cielo è rosso sulla Terra?": le cause saranno esattamente le stesse in entrambi i pianeti. Lo insegna la Fisica, non noi.

Che poi la riflessione-dispersione dovuta alle particelle di polvere possa sembrare più complessa del "semplice" Rayleigh Scattering non rende il problema complicato, di per sé, al punto da giustificare i cieli perennemente rossi di Marte. E' un'argomentazione che non regge molto. Sono proprio le molteplici varietà di tonalità del cielo terrestre a rendere il Rayleigh Scattering un fenomeno naturale così affascinante e complesso. Lo stesso discorso potrebbe valere, entro certi limiti, anche per Marte. 

Se, dunque, su Marte abbiamo una rilevante presenza di polveri in sospensione vuol dire che l'atmosfera non è affatto così rarefatta come si pensa. Non si scappa: poca aria = poca polvere (quindi cielo blu scuro); tanta aria = più polvere (quindi cielo variegato dal blu al rosso).


Le famose immagini Viking - Passiamo adesso a esaminare il problema delle immagini Viking che mostravano un paesaggio marziano simile a quello terrestre. Dato che la NASA ha ammesso che esse furono effettivamente trasmesse dalle TV significa che non furono partorite dalla fantasia di qualche bontempone. Benchè siano trascorsi decenni da quel 1976, tutte le immagini originali sono ancora pubblicamente fruibili; diverse vengono conservate negli archivi NASA, altre invece si possono liberamente trovare nel Web, fortunatamente preservate dalla sparizione.

Quanto sono credibili le spiegazioni addotte per quelle famigerate immagini simil-terrestri diffuse dai media oltre 30 anni fa? Occorre usare un po' di logica:

1) giungono le prime foto di Marte dalle Viking le quali...

2) vengono presentate al Pubblico dalle TV con meritato orgoglio, ma...

3) il giorno seguente le stesse vengono rimpiazzate da nuove immagini corrette in forte bilanciamento verso il rosso-arancio con...

4) la motivazione dell'incertezze sulla calibratura, perchè le ottiche si erano sporcate di polvere durante l'atterraggio.

5) In definitiva potrebbe anche essere un buon motivo. Allora parliamo di prassi scientifica e di pragmatismo e prendiamo come primo esempio la Medicina:

6) prima di mettere in commercio un farmaco, questo deve superare anni di sperimentazione e SOLO DOPO si immetterà sul mercato.

Altro esempio: le Pubblicazioni Scientifiche.

Quando si rendono pubblici determinati articoli nelle Riviste Specializzate (sia quelle disponibili nelle edicole che, sopratutto, quelle riservate agli Addetti ai Lavori) devono essere PRIMA approvati e, solo DOPO, verranno pubblicati. Questa è una collaudata prassi che si segue ormai da parecchi decenni

Torniamo alle nostre fotografie Viking:

1) dunque sarebbero state diffuse attraverso le TV delle immagini errate e/o mal calibrate...

2) ma poco dopo scaturivano delle plausibili spiegazioni a titolo di "mea culpa"...

3) e nel giro di meno di 36 ore sbucarono fuori le versioni corrette in dominante cromatica rosso.-arancio.

Onestamente, e con il massimo rispetto per il prezioso lavoro dell'Ente Spaziale Americano, questo non si può definire un comportamento propriamente professionale e degno di Persone di Scienza nonché Paladini dell'Esplorazione Spaziale. Non lo potremmo nemmeno definire un atto di pragmatismo scientifico.

E che dire delle ottiche impolverate durante l'atterraggio? Per confutare, almeno in parte, questa affermazione è possibile verificarla sperimentalmente in svariati modi: sporcando il vetro di una finestra, le ottiche di una fotocamera, di una videocamera o di un binocolo con polvere, condense o altra sostanza e osservarne il risultato ottenuto. Basterebbe solo guardare attraverso la finestra o il binocolo, oppure scattare una foto o girare un breve filmato. Probabilmente, a parte la peggiorata qualità della visione dovuta alle impurità, riusciremo comunque a distinguere i colori e gli oggetti inquadrati senza cambiamenti drastici. A meno che non gettassimo un pesante blocco di fango o della vernice; meglio ancora se applicassimo lenti colorate e/o filtri polarizzanti.  


La sonda Viking 1 (credits NASA)

Nonostante tutto, nel sito NASA dedicato alle Viking 1 e 2 non abbiamo riscontrato nulla di particolarmente drammatico circa presunti problemi di polvere sulle ottiche delle fotocamere. Semmai il contrario: leggiamo che le Viking iniziarono ad inviare immagini già pochi secondi dopo l'atterraggio (peraltro riuscito perfettamente). La contraddizione arriva al suo culmine quando leggiamo che se l'aria di Marte fosse completamente pulita dalle polveri vedremmo il cielo blu. Ed infatti è vero.

Torniamo un momento alla Terra. Sul nostro pianeta l'aria non è mai completamente libera dalle polveri in sospensione anche se - fortunatamente - l'azione degli agenti atmosferici ne impedisce un accumulo eccessivo; eppure il cielo rimane basilarmente blu. Quindi non comprendiamo il perchè su Marte la situazione debba essere tanto forzatamente diversa.

Per concludere questa serie di riflessioni sul primo link, abbiamo trovato stupefacente la frase finale secondo cui le future missioni potrebbero trovare un cielo dal colore diverso. Un altro eloquente segno di incertezza più che comprensibile e da non biasimare affatto. Può darsi che qualche Addetto ai Lavori stia cercando, magari involontariamente, di prevenire eventuali magre figure a causa di un certo modo di pensare così rigido e contradditorio che dura da decenni. Forse nei prossimi anni avvenire, davanti ad un paesaggio marziano che non mostrerà più d'essere monocromatico, sentiremo (o leggeremo) frasi del tipo: "Noi ve lo avevamo detto che le cose potevano essere diverse...".


Soffermiamoci sul documento inserito nella pagina "orizzonte(2)".

Questa è una trattazione molto ben curata, ricca e particolareggiata nei contenuti, che ci aiuta a comprendere i meccanismi alla base del colore del cielo. Ma non c'è nulla di nuovo sotto il sole perchè Pianeta Marte.net ne aveva già parlato un anno e mezzo fa (verso ottobre 2005) e, successivamente, anche sulla stessa Mars Gallery.

Quindi tutto materiale validissimo che non può per certo avvalorare la tesi della perenne presenza di polveri rosse in sospensione su Marte, tanto da tingere di rosso, rosa, arancione, giallo o marrone il cielo 24 ore su 24 (è proprio il caso di dirlo!). Al contrario, rileggiamo che: "Il colore del cielo marziano cambierà secondo le condizioni atmosferiche. Dovrebbe essere blu quando non ci sono state tempeste recenti, ma sarà comunque più scuro del cielo diurno terrestre a causa dell'atmosfera più rarefatta di Marte".

Dunque, la querelle dei "colori e dei cieli azzurri di Marte" in questi ultimi anni ha raggiunto un livello di paradossalità senza precedenti, da rendere talvolta patetico e poco serio un settore delle Scienze Planetarie che, a nostro parere, meriterebbe più rispetto.

E' giunto il momento di concludere la nostra trattazione riprendiamo questa ottima illustrazione. Ed ecco le domande finali: Crederemmo forse che su Marte la situazione sarebbe tanto enormemente diversa? Se ci trovassimo sulla superficie di Marte come apparirebbe il cielo, osservando la parte più breve di atmosfera anche se ci fosse una certa presenza di polveri sottili? 

Quando aumenta il livello di opacità atmosferica, a causa delle polveri e anche di una certa presenza di umidità, avremo cieli dalla tonalità bianco-rosa. Quando invece l'opacità è minima avremo cieli blu chiari all'orizzonte che diverranno poi sempre più blu scuri man mano che saliamo verso lo zenit. Poichè finora non abbiamo mai avuto modo di osservare una tempesta di sabbia dalla superficie, l'unico dato abbastanza credibile e coerente è che la dominante rosa aumenterà su quella blu.

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