Mentre i rover Spirit e Opportunity si avvicinano ai 1000 Sol di permanenza sulla superficie marziana, abbiamo pensato di tornare a prendere in esame il satellite Phobos il quale, effettivamente, altro non è che un macigno roccioso orbitante attorno al "pianeta rosso". Probabilmente l'interesse verso un tale sasso spaziale potrebbe risultare alquanto marginale; tuttavia la sua stessa esistenza (tanto quanto Deimos) ha il sapore di mettere in discussione alcune tesi di stampo catastrofistico relative alla storia di Marte. Ricordiamo che anche Pianeta Marte.net sostiene un'ipotesi secondo la quale sia la Terra che Marte furono devastati da un evento di portata planetaria, contemporaneo ed estremamente, abbastanza da proiettare una considerevole quantità di materiale marziano nello spazio sotto forma di detriti e frammenti dalle varie dimensioni. La presenza di Phobos e Deimos danno da pensare perchè significherebbe in pratica che di tutto il materiale eiettato via sarebbero rimasti solo quei due frammenti ad orbitare attorno a Marte e non (tanto per fare un esempio) tre o quattro blocchi. In teoria, un numero maggiore di resti avrebbero potuto costituire una testimonianza più convincente di una presunta catastrofe planetaria. In più, sia Phobos che Deimos orbitano praticamente sul piano equatoriale e non in modo caotico. Questo genere di considerazioni dimostrano che Pianeta Marte.net non prende per scontate o alla leggera certe problematiche, facendo solo vedere il lato "spettacolare" delle proprie tesi sostenute. E sarebbe buono che chiunque promuova ipotesi analoghe tenti perlomeno di offrire una risposta coerente, visto che non siamo gli unici a ritenere plausibile l'avvenuta catastrofe planetaria. Importante: tutte le immagini sono Credits NASA escluse quelle della Mars Express che sono Credits ESA. m09_mtvs4109_09 è il nome del fotogramma qui sopra, scattato dalla Mariner 9. L'oggetto in questione parrebbe essere il satellite Phobos. Certamente non possiamo dire che l'immagine sia eccezionale in fatto di risoluzione e limpidezza. Tuttavia è la forma del satellite che ci lascia un pizzico stupefatti: come potete notare Phobos appare con una forma decisamente irregolare, molto più di quanto mostreranno le successive missioni. In ogni caso, questa immagine è una rarità e l'abbiamo voluta inserire qui come primo documento della nostra comparazione. Ci stavamo chiedendo dove sia finito il grande cratere Stickney, ma probabilmente è nel lato in totale ombra. Ad ogni modo, com'è possibile che Phobos abbia "cambiato forma" dai tempi del Mariner 9 alle successive missioni? Ed ora una stupenda rassegna di immagini ottenute dall'Orbiter della Viking 1 e relative al cratere Stickney. Sull'origine del cratere Stickney vi sono ipotesi controverse, dalla più classica ed ortodossa formazione da impatto alla più "fantascientifica" presenza di una enorme cavità centrale scavata da presunti alieni, di cui Stickney corrisponderebbe all'ingresso. I tre fotogrammi qui sopra provengono dall'Orbiter della sonda Viking 1. Soffermiamoci subito su due interessanti aspetti:
Ora osserviamo bene Stickney ripreso da tre angolazioni diverse: nonostante sia praticamente impossibile vedere il fondo del cratere sembra piuttosto evidente che non si tratti di una cavità. Stickney è un cratere che possiede in effetti una superficie chiusa. L'unica "stranezza" è data dal fatto che, essendo Phobos un macigno spaziale, non si capisce bene come abbia resistito e non sia andato in frantumi a causa di un presumibile impatto provocato da un altro relativamente grosso macigno.
Una nota di curiosità sorge osservando quest'altra immagine che riprende sempre Phobos da un'ulteriore prospettiva visiva. Se osserviamo attentamente, sulla superficie più chiara appaiono numerosi piccoli crateri e "affossamenti" leggermente più scuri rispetto al resto. Ciò dovrebbe essere l'evidenza del fatto che il satellite sia stato ricoperto da una coltre di polvere molto simile alla regolite lunare, dovuta ovviamente agli impatti (almeno in teoria). E, anche da questo presupposto, potremmo porci alcune domande:
Proviamo a sommare la potenza di tanti piccoli oggetti, tenendo a mente che un sasso avente un volume di solo 1 dm3 ha il potenziale paragonabile ad una grossa bomba se lanciato a velocità di migliaia di km/h. Tra l'altro, possiamo ben raffrontare il tutto anche sulla base del cratere visibile in basso, piuttosto grande, così da intuire la drammaticità della questione.
La somma di tutti gli impatti subiti da Phobos in che modo avrebbero contribuito a stabilizzarne l'orbita piuttosto che il contrario? In altre parole: se un impatto catastrofico in determinate circostanze sarebbe persino in grado di destabilizzare l'asse di rotazione di un pianeta (se non addirittura di alterarne l'orbita), com'è che Phobos è ancora lì (sebbene la sua orbita è in lento, ma costante, declino verso Marte)? Ed ecco un esempio di ciò che noi definiamo "assemblaggi poco professionali". L'immagine è sempre relativa alle missioni Viking, ma se osserviamo bene nel lato Sx del satellite è visibile un mal riuscito "cut and paste" in perfetto stile anni 70 (presumiamo). Se guardiamo appena sopra il bordo di Stickney si può notare il taglio orizzontale. Infine, osserviamo il taglio verticale divide letteralmente in due il satellite creando uno scenario irreale e assurdo. In pratica, la parte Dx del taglio appare più liscia e priva di crateri "nudi" (ovvero ricoperti di regolite supponiamo); la parte Sx del taglio appare invece più frastagliata e scura. Un lavoro eseguito in fretta e furia oppure cos'altro? Abbiamo voluto mettere in risalto questo particolare perchè nelle altre immagini di Phobos tale "capolavoro" non appare più. Anzi, tutti gli altri fotogrammi mostrano lineamenti coerenti, immagini intere e non mutilate o male assemblate. E quindi ci sorge una delle solite barbose domandine da "complottista": di quale utilità è mal assemblare un panorama di Phobos? La sensazione che abbiamo avuto, così su due piedi, è quella di due immagini di oggetti diversi messi insieme... Magari sbaglieremo... Adesso continuiamo con la Mars Global Surveyor
dal sito dell'MSSS - Ci troviamo nuovamente davanti ad un Phobos al quanto trasformato, tuttavia (speriamo) solo in apparenza. La sonda Mars Global Surveyor, durante i suoi fly-by, ha potuto fotografare il satellite da un angolo visivo ancora diverso rispetto alle precedenti missioni. Ciò nonostante i particolari sono piuttosto chiari e molto interessanti. Per chi volesse vedere le versioni "full size" raccomandiamo di andare sulla pagina originale del sito Malin Space Science System dalla quale abbiamo estratto le seguenti immagini "small size". E' sempre il cratere Stickney a fare da "grande attrazione". Questa volta possiamo distinguere anche il fondo dello stesso, a riprova del fatto che Phobos non possiede una vera e propria cavità con ingresso, come alcuni hanno ipotizzato con molta fantasia. Possiamo soffermarci anche sulla notevole quantità di ombre prodotte nel resto della superficie dalla caratteristica forma irregolare del satellite.
Ed ora cominciamo a tirare due conti:
E per concludere non poteva mancare la sonda Mars Express.
Ed eccoci arrivati al termine della nostra rassegna di immagini relative a Phobos mostrando queste due riprese dalla Mars Express dell'ESA. Nonostante tutto, continuiamo a trovarci davanti ad un oggetto piuttosto emblematico. Non è solo il cratere Stickney a suscitare curiosità, ma lo sono anche le numerose striature che percorrono la superficie del satellite: alcuni sostengono che esse siano legate alla formazione di Stickney. Altre curiosità:
Dunque, se la presenza della fascia di asteroidi potrebbe indicare che un antico corpo planetario si smembrò (oppure non si formò mai) dando origine a una cintura di frammenti minori, viene spontaneo chiedersi come mai nelle orbite degli altri pianeti rocciosi non esistano almeno tracce residue di una equivalente fascia di asteroidi. In altre parole: se la materia da cui si è formato il Sistema Solare fosse stata equamente distribuita in tutto il volume di spazio da essa occupata dovremmo trovare ancora oggi un certo numero di frammenti orbitanti nel medesimo piano di ciascun pianeta. A meno che le orbite dei pianeti possano aver subito nel corso del tempo qualche alterazione. Ci sarebbe motivo di ritenere plausibile che Marte seminò nello spazio un gran numero di frammenti? In tal caso dove sono finiti e perchè ne sarebbero rimasti solo due, per di più in orbite equatoriali? Nella composizione di una Teoria il più coerente possibile dobbiamo anche tenere conto di questi fattori cosicchè, eliminando l'impossibile, tutto ciò che resterà, sebbene improbabile, dovrà essere (si spera) la Verità.
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