Marte
ha avuto una complessa storia climatica, contrassegnata da episodi
climatici relativamente caldi, quando enormi volumi di acqua scorrevano
liberamente sulla superficie del pianeta.
Scrive
il mensile Le Scienze (1): "Non è da escludere che sia esistito su
Marte un vero e proprio oceano". Più in dettaglio viene
precisato che "la geometria dei canali di efflusso marziani sembra
indicare velocità elevatissime dei corsi d'acqua. Michael H. Carr
dell'US Geological Survey, stima che la quantità d'acqua necessaria a
creare questi enormi e numerosi canali sarebbe stata sufficiente a
riempire un oceano globale marziano della profondità di 500 metri".
I
ricercatori V. R. Baker e G. Robert Strom scrivono: "Il nostro
modello deriva intuitivamente dall'esperienza con il fenomeno e dalla
formulazione dell'origine e delle conseguenze di un oceano" (...)
"La formazione e l'espansione di questo oceano, il cui nome è Oceano
Borealis, ebbe luogo in epoche relativamente calde che favorirono lo
sviluppo dei ghiacciai nell'emisfero sud e nelle zone montane di
Marte". (...) "L'evidenza oceanica fu accertata perlopiù da
Parker, Saunders, ecc. del JPL, stimolati dal loro lavoro e da un vasto
archivio di studi di molti geologi planetari, svilupparono il modello
globale della formazione dell'oceano su Marte" (2).
I
ricercatori Jeffrey S. Kargel e il già citato Robert G. Strom,
riferiscono che "gruppi di ricerca guidati da David H. Scott e
Kenneth L. Tanaka dello US Geological Survey e Jeffrey M. Moore dell'Ames
Research Center della NASA, sono giunti indipendentemente alla conclusione
che ripetute inondazioni dai canali di flusso si siano riversate verso
Nord, formando una successione transitoria di laghi e mari. Tanaka e
Moore ritengono che gli spessi strati di sedimenti depositati in questi
mari ora si estendono su gran parte delle vaste piane settentrionali.
Secondo diverse valutazioni,, uno dei più ampi fra i mari settentrionali
di Marte potrebbe avere contenuto un volume d'acqua pari a quello del
Golfo del Messico sommato a quello del Mediterraneo" (3).
E'
quindi possibile formulare un'ipotesi generale riguardante il pianeta
Marte, che indichi quest'ultimo occupato (fino ad un'epoca che non è
possibile - al momento - indicare con precisione) da una vasta distesa
oceanica, localmente divisa in parecchi mari minori.
Tutte
le strutture morfologiche presenti nell'emisfero settentrionale di Marte,
depongono a favore di questa tesi giacché tali strutture presentano le
medesime caratteristiche delle analoghe terrestri.
Uno
studio accademico del ricercatore Zeoli (4) afferma che “le linee di
costa, precedentemente supposte come tali sulla base della posizione e
della forma (secondo quanto asserito da Parker e Gorsline), sono state
analizzate in questo lavoro considerando la loro compatibilità con i
modelli di evoluzione dei litorali. Utilizzando l’analisi geometrica
sviluppata da Silvestre e Hsu (5) , è stata confermata la loro origine
marina, dimostrando come queste linee possano essere ricollegate ad
un’unica direzione del moto ondoso prevalente il quale, a sua volta, era
funzione del principale regime dei venti nella regione (di Cydonia Mensae
– N.d.A.) all’epoca della presenza del mare. Queste morfologie non si
sarebbero potute formare se la superficie del mare fosse stata ghiacciata.
Questi venti risultano avere avuto una provenienza da ENE”.
Le
recenti osservazioni effettuate dalla sonda MGS, secondo quanto riferito
dai ricercatori Enzo Pranzini e Antonio Zeoli (6) ci dicono che “alcuni
rilievi posti in prossimità dell’ipotetica costa presentano, a quote
diverse, superfici quasi orizzontali che potrebbero essere state spianate
dall’azione, del moto ondoso, come sulla Terra lo sono i terrazzi di
abrasione marina”. Più avanti viene specificato che “il livello di
approssimazione dei cordoni marziani alla spirale logaritmica è
estremamente elevato, tanto da conferire una certezza statistica
all’ipotesi di una loro origine costiera. Infatti, essendo queste forme
dovute alla diffrazione delle onde, è evidente che si deve accettare
l’ipotesi dell’esistenza, in passato, di un mare con acqua allo stato
liquido, nel quale le onde si potevano sviluppare e propagare”. Viene
inoltre precisato che “poiché tali forme vengono raggiunte solo se le
condizioni al contorno rimangono stabili per lungo tempo, questo mare deve
essere stato liquido per un periodo molto lungo, anche se non vi è modo
di stabilire quanto” e “non è infatti possibile calcolare il tempo
necessario per la formazione di baie a spirale sulla Terra e, tanto meno,
su Marte”.
Altre
osservazioni operate dalla sonda Mars Global Surveyor hanno
confermato l'esistenza di "un grande oceano in corrispondenza del suo
Polo Nord" (Servizio su RAI-TG1 di Paolo Longo - maggio 1999) e
inoltre hanno consentito di valutare il volume della massa oceanica,
calcolata in 14 milioni di km cubi, con una profondità massima di circa
500 metri e con punte di 1.500 metri.
La
più recente conferma dell’esistenza di un antico oceano marziano
ci viene dalle ultime osservazioni condotte dalla Far Ultraviolet
Spectroscopic Explorer. Ecco il servizio proposto dal sito internet “Coelum-astronomia”,
intitolato Gli antichi oceani di Marte (3 dicembre 2001) e firmato dal
ricercatore Davide De Martin:
“Sebbene
ora coperto di deserti ghiacciati, Marte potrebbe avere avuto in passato
più acqua di quanta non ne abbia la Terra, almeno in proporzione alle
loro masse (…) La sonda (FUSE) avrebbe rilevato per la prima volta
l’idrogeno molecolare (H2) nell’alta atmosfera di Marte. L’idrogeno
molecolare, che consiste in una molecola di due atomi di idrogeno, può
formarsi dalla rottura della molecola dell’acqua, che è fatta di due
atomi di idrogeno uniti ad un atomo di ossigeno (H20). Coi risultati
conseguiti, Vladimir Krasnopolsky dell’Università Cattolica
d’America, e Paul Feldman della Johns Hopkins University, sono stati
capaci di calcolare la quantità d’acqua che Marte ha disperso nello
spazio e di stimare la quantità totale d’acqua che il pianeta
avrebbe posseduto poco dopo la sua formazione. I nostri risultati
sono un importante indizio per ricostruire la storia dell’acqua
marziana, perché possiamo stimare il volume degli oceani primordiali di
Marte, afferma Krasnopolsky sulla prestigiosa rivista Science. Abbiamo
calcolato che la quantità d’acqua posseduta da Marte ai suoi primordi
era così tanta che se fosse stata distribuita uniformemente su tutto il
pianeta, avrebbe formato un oceano globale profondo almeno 1.250 metri. Si
tratta di una quantità d’acqua 1,3 volte maggiore per unità di massa
rispetto a quella posseduta dalla Terra. L’antico oceano marziano
probabilmente copriva la maggior parte dell’emisfero settentrionale di
Marte, che le misure topografiche della sonda Mars Global Surveyor hanno
mostrato essere un vasto bacino. Le caratteristiche di Marte, coi suoi
grandi bacini e i canali asciutti che presenta, sembrano indicare tutte un
passato bagnato. E’ quindi di primaria importanza per il programma di
esplorazione marziana determinare cosa è accaduto a tutta l’acqua del
pianeta, e quanta ancora ve ne rimane. Inoltre, la presenza passata di
acqua allo stato liquido è molto intrigante perché potrebbe aver reso
possibile lo sviluppo di vita sul Pianeta Rosso. La radiazione
ultravioletta del Sole eccita le molecole di H2 nell’alta atmosfera
marziana, facendo sì che emettano loro stesse luce ultravioletta. Ed è
proprio questa che è stata rilevata dal satellite FUSE.”
Dai
dati emersi dalle osservazioni operate dal satellite FUSE è possibile
calcolare la quantità di acqua un tempo presente su Marte. Si tratterebbe
di circa 18 milioni di km cubi (dunque una valutazione superiore al
precedente, di 14 milioni).
Si
presume una profondità dell’oceano che poteva giungere fino ad un
massimo di 2 chilometri, ed una profondità media di 560 metri.
Una
fonte legata alle notizie provenienti dalla MGS (sito internet di
“Edicola Web – Il Mistero di internet”) si afferma che “(…)
Marte era simile alla Terra, con una densa atmosfera e molta parte della
superficie (circa un terzo) ricoperta dai mari. Pertanto, il Pianeta Rosso
è molto diverso da quello finora descritto (…)”.
La
stessa fonte precisa che “dello stesso avviso è Michael Malin, capo
dell’MSSS e responsabile dell’acquisizione e del rilascio delle
immagini della superficie di Marte”. In particolare Michael Malin
ha dichiarato che “Questo pianeta non smette di stupirci. Ogni nuova
osservazione dimostra quanto siano ancora inadeguate le nostre conoscenze.
Ero scettico riguardo alla presenza d’acqua liquida su Marte.
L’atmosfera rarefatta, con la sua bassissima pressione, non ne permette
l’esistenza, si passa direttamente dal ghiaccio al vapore. Ora non più,
e immaginiamo un pianeta incredibilmente simile alla Terra. In epoche
remote le condizioni ambientali di Marte erano del tutto diverse da quelle
attuali”.
Oggi
la ricerca scientifica dispone almeno di quattro prove a favore
dell’esistenza passata di un antico oceano marziano:
1-l’altezza
del contatto (la linea di demarcazione fra le terre emerse e quelle
sommerse) è praticamente costante;
2-la
topografia è sempre più dolce al disotto del contatto che al di sopra;
3-il
volume dell’ipotetico oceano è compatibile con le stime delle risorse
di acqua del pianeta;
4-il
contatto è costeggiato da una serie di terrazze di regressione che si
sviluppano in senso parallelo.
Si
dispongono infine di elementi riguardanti il “sale” dell’oceano
marziano. L’analisi chimica di un meteorite marziano prova che la
composizione dell’antico oceano marziano, è simile a quello
dell’acqua del mare. Il meteorite in questione quello denominato Nakhla,
è vecchio di 1,2 miliardi di anni ed è caduto in Egitto nel 1911. In
esso troviamo il cloruro di sodio come minerale dominante.
NOTE
bibliografiche
:
1.Jeffrey
S. Kargel e Robert G. Strom, Cambiamenti climatici globali su Marte, su Le
Scienze n. 341, gennaio 1997.
2.Baker
e Strom, Ancient martian ocean, in "Planetary Geosciences"
1989-1990 - NASA SP-508 1991.
3.Jeffrey
S. Kargel e Robert Strom, Cambiamenti climatici globali su Marte, su Le
Scienze n. 341, gennaio 1997.
4.
Antonio Zeoli, Tesi di Laurea in geologia, con soggetto la geomorfologia
marziana, (Università di Siena). I brani citati sono stati gentilmente
autorizzati dall’Autore.
5.Enzo
Pranzini e Antonio Zeoli,Le spiagge di Marte, su L’astronomia,
n. 208, aprile 2000.
6.Enzo
Pranzini e Antonio Zeoli,Le spiagge di Marte, su L’astronomia,
n. 208, aprile 2000.
|
Mappa topografica di
Marte dove si può ben notare la probabile ubicazione dell'oceano
settentrionale (Credits: NASA/JPL)
|