Già
tre giorni dopo l’inizio della fase attiva della missione Mars
Pathfinder il 7 luglio, si afferma che "su Marte c'era acqua in gran
quantità, che scorreva in fiumi e torrenti levigando rocce e trasportando
pietre" (1).
Uno
dei ricercatori della NASA, Ronald Greeley, afferma testualmente:
"C’erano molti fiumi a regime torrentizio nella Valle di Ares
dove si è posato Pathfinder". Un'altra fonte afferma che:
“Le rocce - molto diverse da quelle incontrate dalle sonde Viking negli
anni settanta - sembrano tutte piegate in un’unica direzione, anche se
sono molto diverse per dimensione, colore e forma”(2).
L'8
luglio giungono già notizie più dettagliate, come quella riferita da un
quotidiano siciliano (3) secondo cui "le rocce sparse sulla
superficie potrebbero essersi staccate dalla cima delle montagne ed essere
state trascinate lì da un’alluvione, probabilmente originata dallo
scioglimento dei ghiacciai. Poi il liquido si sarebbe prosciugato".
Lo stesso giorno un’altra fonte (4) ribadisce che: “Ogni elemento
finora raccolto conferma che la zona dello sbarco di Pathfinder e delle
esplorazioni di Sojourner è stata al centro - milioni di anni fa - di
grandi movimenti di acqua"' (5).
Il
9 luglio arriva la notizia, già più completa e più organica, rispetto
ai particolari già forniti nei giorni precedenti: "L'esame delle
nuove immagini di Marte trasmesse dalla sonda Pathfinder confermerebbe che
alcuni miliardi di anni fa il pianeta ere ricco di acqua, aveva
un'atmosfera simile a quella della Terra e la presenza su di esso di una
qualche forma di vita era non solo possibile, ma addirittura
probabile" (6).
Viene
anche affermato che "gli esperti non sono sicuri che l'acqua su Marte
si sia esaurita del tutto. Alcuni indizi farebbero pensare il
contrario" (7).
Secondo
il geologo Ronald Greeley, dell'Università dell'Arizona, dall'esame delle
immagini si vedrebbero "lontani segni d'acqua sulle cime delle
colline battezzate Twin Peaks, oltre a "bande orizzontali visibili su
un altro rilievo che potrebbero essere spiegate come terrazze
scavate da acqua in movimento". Si ipotizza inoltre che l'acqua
potrebbe trovarsi nel sottosuolo dove potrebbe essersi rappresa come
ghiaccio" (8).
Un'affermazione,
che probabilmente dovrà essere controllata, riferita il giorno 8 luglio
(9), riguardante la presenza dell'acqua su Marte, è la seguente: "E
non è escluso che anche oggi ce ne sia in abbondanza, forse più che
sulla Terra".
Da
parte sua, un commento del ricercatore astronomo James F. Bell (del gruppo
di lavoro del Mars Pathfinder) (10) ci riferisce che "oggi siamo in
possesso della prova geologica relativa alla superficie marziana, che
corrobora l'ipotesi, precedentemente formulata in base alle immagini di
Marte che avevamo raccolto dalla sua orbita, secondo la quale l'acqua
avrebbe giocato un ruolo importante nell'evoluzione geologica del
pianeta". La Mars Pathfinder ha anche appurato che il colore di Marte
non è il rosso bensì il bruno-giallastro.
Per
quanto riguarda il lavoro di rilevazione svolto dalla sonda Mars Global
Surveyor, si ha notizia, il giorno 19 febbraio 1998, che "per un
milione di anni ci fu acqua su Marte".
Il
testo riportato da Televideo Rai è il seguente: "Un vero e proprio
fiume di grandi dimensioni scorreva nel pianeta sulla superficie di Marte,
un fenomeno durato circa un milione di anni. Lo ha affermato Wesley
Huntresse, amministratore aggiunto per le scienze spaziali della NASA,
rafforzando così le tesi dello sviluppo di una qualche forma di vita sul
Pianeta Rosso.Recenti fotografie scattate dalla sonda Mars Global Surveyor
hanno infatti individuato, all'altezza dell'equatore, un canyon largo 2,5
km, che presenta le caratteristiche di un letto di un fiume in
secca".
Delle
importanti conferme alle ipotesi geomorfologiche in ordine alla presenza
di abbondante acqua superficiale sul pianeta Marte, sono giunte anche
dalla missione Mars Pathfinder. La notizia è stata data, con ampio
rilievo, dalle pagine del noto Natonal Geographic (ottobre 1998) dove
leggiamo che "(...) elaborando le immagini tridimensionali del
terreno, si è scoperto che, vicino alla sonda, oltre un crinale, c'era
una specie di depressione delimitata da una fila di rocce spigolose,
allineate come libri su uno scaffale.
"L'ipotesi
più accreditata tra gli scienziati è che questa depressione venne
generata da un'inondazione con un volume d’acqua forse pari a quello dei
Grandi Laghi americani (circa 22.675 chilometri cubi) e che fu proprio
l'acqua a depositare tutte quelle pietre trovate intorno al punto
d'atterraggio di Pathfinder. Allontanandosi dal modulo, il rover
Sojourner ha ripreso rocce simili a conglomerati, ovvero formazioni
geologiche che si creano nell'arco di millenni. E' l'azione erosiva
dell'acqua che smussa ciottoli e sassolini, depositandoli in una matrice
di sabbia e argilla".
Un
comunicato di Televideo RAI (21 0ttobre 1997) afferma che "un tempo
c'erano nell'atmosfera di Marte calore e umidità sufficienti allo
sviluppo della vita", e questo risulta dalle osservazioni condotte
dal Pathfinder. Un altro comunicato ripreso pochi giorni dopo (1 dicembre
1997) dalla stessa fonte ci informa che "il pianeta Marte è molto più
simile alla Terra di quanto si sia pensato fino ad oggi" a quanto
dichiarato da Matt Golombeck, responsabile scientifico della missione.
La
missione Mars Global Surveyor, a quanto ci informa un comunicato di
Televideo-RAI (28 maggio 1998) "ha scoperto una nuova serie di
elementi di natura geologica e topografica che spingono gli scienziati
NASA a rafforzarsi nella convinzione che grandi quantità di acqua siano
esistite sul pianeta Marte e che questo abbia reso possibile l'esistenza
della vita".
La
missione MGS ci ha fornito delle notizie straordinarie, rilevando le
tracce di acqua allo stato liquido sul fondo di alcuni canyon posti nella
parte centrale della Valles Marineris. La notizia (riportata dai
quotidiani del 22 giugno 2000) riferisce di materiale stagnante e di
fessure, da cui filtra acqua salmastra (11). In pratica su 65 mila
immagini provenienti dalla MGS, in 250 casi sono presenti “sorgenti”
di acqua liquida che si aprono sempre lungo pareti molto scoscese e
friabili, ad una profondità massima di 200-500 metri. In relazione alle
varie strutture topografiche di Marte, queste sorgenti sono presenti per
metà dei casi nei bordi interni di crateri da impatto (ad esempio Newton,
Hale, Maunder e Babe), per poco meno di un terzo nell’ambito dei terreni
caotici, per un quinto all’interno delle valli (dunque dei fiumi). Oltre
il 90 per cento delle strutture acquifere rilevate si trova
nell’emisfero meridionale, a latitudini mai inferiori a 30° (12).
Fra
i molti esempi di sorgenti marziane citiamo quelle osservate all’interno
del Nirgal Vallis, un antico fiume lungo 511 chilometri (posto a Sud
della Valles Marineris) dove sono stati contati ben 14 canali d’acqua.
Si tratta di sottili canali che partono alla stessa altezza e terminano
con depositi che si aprono a ventaglio. Finora essi rappresentano i
depositi di acqua più vicini all’equatore. Una conferma che si
tratterebbe di fenomeni molto recenti è data dalla circostanza secondo la
quale “i depositi sembrano sovrapporsi alle dune di sabbia che stanno
alla base; poiché le dune dovrebbero essere continuamente rinnovate dai
venti, è presumibile che i depositi siano giovanissimi” (13) .
Il
Dao Vallis, un fiume di 667 chilometri, è tributario del grande
mare interno Hellas (circa 2 milioni di kmq). Le sorgenti d’acqua
osservate in relazione al Dao Vallis sono state registrate nel tratto di
fiume posto sulle pendici dell’Hadriaca Patera, uno dei pochi rari
vulcani dell’emisfero meridionale di Marte e si tratta dell’unico
finora osservato fenomeno idrologico posto in relazione con un qualche
tipo di attività vulcanica.
Sorgenti
d’acqua sono state osservate accanto alla depressione Cavi Novi (70°S-355.7°W)
e rappresenta la zone di rilevazione più meridionale, posta entro il
circolo polare sud di Marte, nella regione di Promethei Terra;
all’interno dell’immenso cratere Newton (diametro di 287 km) nella
regione di Terra Sirenum, poste a 41.9°S e 159.8°W sono stati osservati
fenomeni idrologici molto recenti. Come viene riferito in un servizio
giornalistico molto dettagliato (14) si tratta di “una miriade di canali
di deflusso: l’acqua che li ha prodotti ha dilavato la polvere
superficiale, rendendo visibile il terreno scuro sottostante. Questo
fatto, caratteristico di gran parte delle sorgenti marziane, è molto
importante. Dimostra che il terreno è stato modificato molto di recente:
è noto infatti che bastano pochi mesi perché la polvere marziana si
ridepositi su una superficie scoperta”.
Altre
sorgenti idrologiche sono state osservate nelle regioni di Gorgonum Chaos,
Noachis Terra e del Polo Nord.
In
occasione del ritrovamento dell’acqua liquida sul pianeta Rosso, Ed
Weiler della Nasa, afferma che “Tra tutti i pianeti dell’universo,
Marte è il primo in cui gli scienziati pensano di trovare la vita. Tutto
ciò ha profonde implicazioni sulla domanda fondamentale: Siamo soli?”.
Nel
mese di marzo 2002 gli scienziati della NASA comunicano la scoperta –
ovverosia la riscoperta (si tratta di una circostanza da sempre sostenuta
anche con prove tangibili) della presenza di acqua sul Pianeta Rosso.
La
prova dell’esistenza di acqua su Marte è stata ricavata dalla sonda
“Mars Odissey” attraverso il rilevamento di prove chimiche. In
particolare la sonda ha riscontrato l’acqua nascosta sotto la superficie
riconoscendola dal suo alto contenuto di idrogeno. Le osservazioni sono
state effettuate con uno spettrometro a neutroni, uno strumento realizzato
dai laboratori di Los Alamos. Osservando i neutroni provenienti dalla
superficie, l’apparecchio è in grado di rilevare la presenza di alcuni
elementi, tra i quali, appunto, l’idrogeno.
La
conclusione (resa nota il 28 maggio 2002) è che su Marte c’è tanta,
tantissima acqua, forse a un metro sotto la crosta marziana, secondo le
dichiarazioni di William Boynton, dell’Università di Arizona a Tucson.
Si tratta ovviamente di immense riserve di ghiaccio in una tale quantità
che se fosse sciolto potrebbe coprire tutto il Pianeta con un oceano
profondo 500 metri, mentre se la stessa quantità di acqua potesse coprire
solo le zone un tempo verosimilmente occupate dall’oceano Borealis
(oltre ai due bacini interni di Hellas ed Argyre), il livello probabile
medio sarebbe di oltre 1.500 metri. Secondo altre fonti (Archives des brèves
martiennes-Année 2001 – Sito internet Nirgal) la massa d’acqua
attualmente presente su Marte potrebbe coprire il pianeta per un’altezza
di 1,25 km, pertanto se teniamo in considerazione le zone un tempo
occupate dall’Oceano Borealis, l’altezza del mare giungerebbe ad oltre
3 chilometri.
Una
considerazione – conseguenza della “scoperta” di cui sopra – un
po’ ingenua e nondimeno patetica, pare essere quella secondo cui “il
pianeta abbia ospitato alcune forme di vita, in passato”.
L’unico commento che può essere fatto è che alcuni ricercatori
intendono che l’unica via per condurre la ricerca scientifica sia quella
trattata da loro. Sebbene le loro conclusioni siano in ritardo di oltre 30
anni sulle conclusioni ben argomentate di altri ricercatori (non affetti
da sclerosi accademica) essi riescono a dire seriamente cose che
altrimenti potrebbero essere ospitate solo da testate seriamente
umoristiche.
Certo
che Marte ha ospitato forme di vita, ma queste forme di vita non sono né
gli omini verdi della squallida letteratura dell’alieno cattivo (antiumano
alias antiamericano!), né i poveri batteri facilmente governabili da
scienziati a caccia di premi Nobel. Quando ci si convincerà che Marte ha
ospitato civiltà di tipo umano tutti i ricercatori appena usciti fuori
dal pantano degli skeptics americani, ma ahimè anche nostrani, saranno
riposti nel soffitto fra le cianfrusaglie inutili. Speriamo presto*.
* Le idee ed opinioni qui espresse
sono del dr. Gianni Viola e possono non riflettere totalmente il punto di
vista di Pianeta Marte.net
NOTE
bibliografiche
1.
Corriere della Sera, Milano, 7 luglio 1997.
2.
La Repubblica, Roma, 7 luglio 1997.
3
.La Sicilia, Catania, 8 luglio 1997.
4.
La Repubblica, Roma, 8 luglio 1997.
5.
La vallata di Ares mostra segni di erosione provocata dallo scorrere
dell'acqua (da: Serata Marte, Rai2, luglio 1997).
6.La
Sicilia, Catania, 9 luglio 1997.
7.
La Sicilia, Catania, 8 luglio 1997
8.
idem.
9.
idem.
10.
II Mars Pathfínder invia alla Terra complessivamente 16.000 immagini
(fino al
12
settembre 1997, giorno della conclusione della missione), di cui 9.669
entro i
primi
trenta giorni di attività.
11.Comunicato
di Televideo RAI del 21 giugno 2000, Tracce di acqua su
Marte,
secondo scienziati NASA.
12.Cesare
Guaita, Acqua su Marte: tutta la verità, su Nuovo Orione, n.102,
novembre 2000.
13.idem.
14.Vincenzo
Orofino, Acqua su Marte, su Astronomia, n.212,
agosto-settembre 2000.
|
|
Questa
mappa topografica di Marte ci aiuta, attraverso i colori elaborati
elettronicamente, a visualizzare le probabili sedi di alcuni mari (Credits:
NASA/JPL) |
Mappa
topografica di Marte dove si può ben notare la probabile ubicazione
dell'oceano settentrionale (Credits: NASA/JPL) |