La
piccola luna di Marte chiamata Phobos sostanzialmente è un grosso sasso
che orbita attorno al pianeta. Le sue dimensioni sono mediamente
nell'ordine di un paio di decine di km. Phobos, nonostante tutto, è ricco
di crateri da impatto, e possiede almeno un paio di aspetti
interessanti: la presenza di regolite, che fa sorgere una domanda
importante, ossia da dove è arrivata la regolite al punto da ricoprirlo quasi
tutto... Un altro aspetto interessante è costituito dalla sua orbita
instabile in fase di lento, ma inesorabile decadimento. Pare che Phobos (e
anche Deimos) sarà condannata a precipitare sulla superficie di Marte, tra
molto tempo ovviamente.....
Quando
le sonde Viking iniziarono la loro missione esplorativa, furono riprese
immagini a terra (mediante i landers) e dall'orbita (mediante i moduli
satellitari orbitanti). I due satelliti marziani vennero immortalati
mostrando per la prima volta alcuni particolari delle loro superfici; fu
senza dubbio Phobos a suscitare un maggior interesse probabilmente a
motivo del grande cratere, denominato Stickney, Successivamente Phobos fu
ripreso ancora, offrendo altri particolari della superficie, ma il
problema di fondo rimaneva sempre: occorreva una risoluzione
sufficientemente elevata per permettere una corretta comprensione sulla
natura dei crateri e sulla composizione del satellite stesso.
Inutile
dire che le immagini di allora suscitarono altri tipi di quesiti e
misteri, alcuni dei quali sussistono tutt'oggi. Vediamo di capire di che
si tratta.
In
questa vecchia immagine di Phobos possiamo ben vedere il cratere Stickney
piuttosto in ombra. Notate che questa ombra è parecchio estesa, da non
consentire l'osservazione del fondo, fornendo così l'apparenza di un cratere
molto profondo. Iniziarono
a nascere idee del tipo: "Phobos è una luna cava". Ma le
probabilità che una luna cava possa effettivamente esistere sono
estremamente basse di per sè, così il passo successivo fu quello di attribuire a
Phobos una natura di "Luna artificiale", scavata da presunti
alieni che la usavano come fantomatica base spaziale.
Argomentazioni
del genere le abbiamo effettivamente trovate e non sono delle novità.
Sulla presunta artificialità di Phobos se ne è fatto quasi un mito
parallelo ai già tanti miti di Marte. Il problema è che in questo
esempio non dobbiamo fare l'errore del "gioco di luci e ombre"
tipico delle cosiddette "anomalie di Cydonia". Stickney
sembrerebbe
un cratere da impatto, al quanto grande, considerando che Phobos è una roccia orbitante!
Se
osserviamo la foto recentissima fornita da Mars Express (qui in alto a
destra) possiamo finalmente notare la vera sagoma del cratere: si
possono ora ben distinguere sostanzialmente tutte le sue curve e
dimensioni, e si vede anche il fondo del cratere. In sostanza non c'è
proprio nessun misterioso buco! nessuna cavità e nessun segno di marziani
che hanno scavato Phobos in epoche remotissime.
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Mars
Express ci offre un primo piano di Phobos a colori (Credits: ESA)
Phobos
rivela la sua vera natura di emerito sasso spaziale. Evidentemente
i "marziani" non erano interessati a scavarlo per farne
un loro avamposto orbitante. Possiamo notare le diverse
angolazioni di osservazione da parte della sonda, che mostrano una
superficie martoriata da innumerevoli crateri da impatto. (Credits:
ESA)
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