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Da poco più di un anno terrestre il rover MSL “Curiosity” è all’opera sulla superficie di Marte, nella regione di Gale Crater. Naturalmente, anche noi siamo
ben lieti di constatare come la missione stia procedendo sostanzialmente bene e senza interruzioni di rilievo, a parte quelle necessarie per le operazioni
di base sui sistemi hardware e software. Ad ogni modo, prima ancora della partenza di Curiosity c’erano già molte aspettative, sia da parte di scienziati
che di semplici appassionati, in merito a eventuali possibili scoperte di un certo spessore, alcune delle quali sembrerebbe si stiano palesando, mentre
per altre probabilmente dovremo avere ancora un po’ di pazienza...
Il nostro obiettivo, per quel che concerne il presente articolo, non è tanto quello di partecipare ai consueti tam-tam mediatici irrinunciabili alla moltitudine,
ma di proporre ai nostri Lettori vecchi e nuovi alcune valutazioni che talvolta passano in background. Vediamo di entrare nei meriti d’esse.
MARTE ADATTO ALLA VITA - In merito alle “passate condizioni favorevoli alla vita”,
Curiosity non ha fatto una vera e propria scoperta, questo perchè i minerali individuati
dalle analisi di vari campioni di suolo e rocce sono basilarmente i medesimi ritrovati
da Spirit e Opportunity. La differenza starebbe perlopiù nella pressocchè assenza
di composti chimici contenenti sali di vario tipo.
L’esito di queste analisi effettuate da Curiosity piuttosto offrono ulteriori indizi, in via
ufficiale, a favore della possibilità che Marte abbia posseduto (e probabilmente
possegga tuttora) condizioni adatte al proliferare di qualche forma di vita.
Per rinfrescarci la memoria, di probabili condizioni adatte alla vita se ne parla con
toni di rilievo sin dalle missioni Viking, tant’è vero che i famosi esperimenti eseguiti
su campioni di roccia diedero risultati contrastanti e fortemente dibattuti, al punto
che se ne parla ancora oggi. Durante la doppia missione di Spirit e Opportunity
sono stati rinvenuti svariati tipi di composti chimici fra i quali il gesso, solfati,
carbonati vari e sali che a contatto con l’acqua avrebbero dato origine a “laghi
acidi”. Tutto ciò è stato considerato nel complesso positivo nell’ipotesi di un
passato “in cui Marte aveva condizioni adatte alla vita”.
Non meno interessante è stata la missione della sonda Phoenix e della serie
di scoperte tra cui il rinvenimento di composti perclorati e acqua ghiacciata
proprio sotto pochi centimetri di suolo. Anche in questo caso, a parte qualche
fraintendimento mediatico, le scoperte sono state accolte con un certo grado di
favore nel contesto di “vita passata o presente” su Marte.
MARTE GRIGIO - Anche la scoperta di materiale dal colorito tendente al
grigio non è una novità perchè anche nel corso delle missioni dei MER Spirit e
Opportunity era stato rinvenuto in diverse occasioni terreno simile sottostante
allo strato più esterno polveroso. Si era pensato fosse qualcosa di riconducibile
all’ematite grigia.
CONFERME PIU’ CHE SCOPERTE - Dunque, abbiamo constatto fino
ad ora che la missione di Curiosity sta sostanzialmente confermando
quello che già si sapeva da tempo. Ciononostante non dovremmo
pensare che questi risultati siano inutili e/o di scarso valore scientifico. Al
contrario, ci offrono una visione d’insieme del pianeta più accurata e
approfondita.
Stesso discorso vale per la notevole diversificazione geologica vista da
Curiosity. Ad esempio, durante la missione di Mars Pathfinder si erano
osservare strutture geologiche riconducibili a un passato molto ricco
d’acqua e di presunte precipitazioni in grado di trascinare i massi
fotografati dal modulo a terra.
Piuttosto, potremmo porre un interessante quesito in merito all’immagine
visibile qui sotto. Si suppone che quel terreno costituisca una eccellente
evidenza di come in passato era presente acqua in quantità tale da creare
terreno fangoso. Ma quanto è vecchio quel terreno rinsecchito? E’ invece
proponibile la suggestiva ipotesi che quel fango secco potrebbe diventare
ancora oggi fango bagnato, ovvero intriso d’acqua?
IL LETTO DI UN RUSCELLO? - Probabilmente l’ipotesi secondo cui la
morfologia del terreno visibile nel fotogramma qui a destra sia l’evidenza del
solito passato dove scorreva un fiumiciattolo potrebbe
costituire in definitiva una buona spiegazione; tuttavia
anche in questo caso non siamo alle prese con una vera
e propria scoperta, ma con l’ulteriore evidenza di come
certe caratteristiche “geologiche” si ripetano anche a
grande distanza fra loro.
In modo particolare facciamo riferimento alla missione
esplorativa di Spirit nella zona di Gusev Crater a partire
dal sol 800 in poi, quando si trovava a “Low Ridge”.
Come possiamo ben constatre sia a Gale Crater che a
Gusev Crater ci troviamo analoghe frastagliature del
terreno a mo’ di “pasta frolla”. Significa forse che in entrambi
i casi si tratterebbe di formazioni prodotte da interazioni con acqua durante
lunghi periodi di tempo....passato? Oppure potrebbe essere l’evidenza di qualche
tipo di interazione fra forme di vita indigene (viventi nell’immediato strato al di
sotto della superficie) con la costituente minerale del suolo stesso?
Probabilmente entrambi le spiegazioni hanno il medesimo pregio di offrire una
valida visione di ciò che ha determinato l’aspetto del pianeta e che produce i
relativi cambiamenti nel corso del tempo.
E così abbiamo potuto renderci conto di come anche a Gale Crater si ripetono
figure e caratteristiche geomorgologiche già incontrate in altre regioni del pianeta.
Nulla togliendo al valore intrinseco delle ipotesi “convenzionali” proposte nel
corso degli ultimi 10 anni da molti scienziati provenienti da Università di tutto il
mondo, propendiamo ancora una volta per la “matrice biogenica” marziana. In
pratica, una corposa e complessa biosfera composta da organismi che
metabolizzano minerali e attingono energia forse da sorgenti endotermiche, dal
sole e da altre fonti presenti su Marte.
DA QUANTO TEMPO IL “FANGO SECCO” QUI VISIBILE SI TROVA IN QUESTO STATO?
E’ POSSIBILE CHE POSSA TORNARE BAGNATO IN DETERMINATE CONDIZIONI?
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GALE CRATER
Curiosity (2013)
GUSEV CRATER
Spirit (2006)
Un altro esempio di come le figure delle “rocce” marziane tendono
a ripetersi tanto nelle lande esplorate dei moduli Viking che da Curiosity
SU MARTE MOLTE COSE TENDONO A RIPETERSI...
Il tema della grande ricorsività visibile nella forma di rocce e altre strutture marziane è stato già affrontato in diversi articoli. Pertanto non ci dilunghiamo
ulteriormente. Chi lo desidera potrà scaricarsi le immagini riprese da Curiosity e metterle a confronto con quelle ottenute dalle Viking 1 e 2, dalla
Pathfinder, da Spirit e Opportunity e dalla Phoenix.
Che si tratti di una serie di coincidenze causate da eventi di natura geologica comuni su Marte, in linea di massima potrebbe essere una spiegazione
ragionevole. Tuttavia riteniamo che a tali fattori di origine “naturale” dovremmo coadiuvare l’intervento di una possibile matrice biogenica composta da
innumerervoli forme di vita microscopiche e/o macroscopiche.
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QUALCOSA DI AFFASCINANTE SUL MONTE SHARP... COSA POTREBBE ESSERE?
Sulle pendici di Monte Sharp si può ammirare una curiosa struttura probabilmente
di origine “naturale” la quale si estende per km. Ci appare come lunga striscia di terreno
apparentemente dall’aspetto insignificante... Tuttavia, il dr. Alessio Feltri ha sottoposto
i fotogrammi originali NASA ad un procedimento di deconvoluzione nel tentativo di
portare alla luce alcune caratteristiche altrimenti poco visibili.
Di solito, quando ci si imbatte in cose - diciamo pure - “strane”
viene relativamente faclle evocare teorie di oscuri complotti, basi aliene e quant’altro.... Ma anche sullo
specifico caso non c’è nulla da complottare e/o da urlare al mondo. Al più, questa bella e grande struttura che si estende ai piedi del Monte Sharp ci
suggerisce l’evidenza di qualche genere di attività non propriamente naturale (interazioni eoliche, erosione idrica, attività sismiche del passato), ma di
biologico. Ovviamente, date le dimensioni dello pseudo-ponte, verrebbe difficile credere che i batteri possano produrre una struttura simile...
Ed ecco un ulteriore ingrandimento dello pseudo-ponte assieme
ad altre cosiddette rocce la cui forma abbiamo ripetutamente visto in tutti i siti di atterraggio
di moduli esplorativi inviati dalla NASA per esplorare e studiare in modo diretto la superficie di Marte. Il termine “macro-shells”
significa sostanzialmente “grossi gusci”, in considerazione del fatto che tali rocce potrebbero essere sedimenti di origine biologica e non geologica.
Ci auguriamo che Curiosity venga utilizzato per studiare meglio tali strutture ubicate sul Monte Sharp....
Altra curiosità sempre situata sul Monte
Sharp. A guardarli sembrano degli
sbocchi canaliformi di enormi dimensioni
(nell’ordine delle decine di metri di
sezione).
Anche in questo caso si potrebbe optare
per una spiegazione di tipo “naturale” o
convenzionale, oppure per una ipotesi
che implichi fattori misti, compresi quelli
biologici.
Perchè non crediamo molto a teorie che
implicano basi aliene e congiure? Per la
semplice ragione che le immagini da noi
utilizzate sono pubbliche. Inoltre, le
forme riscontrabili nel terreno non ci
permettono di fare associazioni con basi
tecnologiche o simili. Piuttosto, se proprio
vogliamo spingerci avanti, sembrerebbe
di vedere formazioni analoghe alle
modificazioni prodotte da grosse radici o
da certi animali scavatori.
In merito alla questione del metano a Gale
Crater ne avevamo ampiamente parlato
nel nostro “Gale Crater Bulletin #3”
Di conseguenza vi suggeriamo di rivedere
il sggetto.
Inoltre invitiamo a consultare il recente
comunicato stampa dellas NASA in
merito alla scarsa presenza di questo gas
con relative conseguenze e dibattiti sui
dati precedentemente raccolti da Terra e
dai satelliti orbitali che scandagliano
Marte.
Ci rincresce constatare come i media
tendono sempre a distorcere le notizie
e indurre i lettori a trarre conclusioni false.
Per approfondire ulteriormente....
Il Cratere Gale
Curiosity vs Viking: il grande cambiamento?
Vedere la Vita - Parte 1
Vedere la Vita - Parte 2
Vedere la Vita - Parte 3
http://www.nasa.gov/mission_pages/msl/multimedia/pia17062.html#.Uht3btKnbxA
http://www.nasa.gov/mission_pages/msl/news/msl20130530f.html#.Uht639KnbxA
http://www.nasa.gov/mission_pages/msl/news/msl20130318.html#.Uht7ONKnbxA
http://www.nasa.gov/mission_pages/msl/index.html#.Uht7l9KnbxB
http://www.nasa.gov/mission_pages/msl/multimedia/pia16102.html
http://www.nasa.gov/mission_pages/msl/multimedia/pia17279.html#.UjcT2tKnbxB