Generalmente, osservando le immagini della superficie marziana rilasciate dalle varie Università Americane (sotto l'egida della NASA) si pensa che quanto appaia ai nostri occhi sia null'altro di ciò che effettivamente c'è, ma la realtà nasconde qualcosa di assai più straordinario e incredibile. Finora abbiamo tentato di descrivere quello che sta appoggiato sopra le sabbie, le colline, nei crateri ecc. Ora invece andremo a descrivere quello che sta sotto le sabbie, dentro le colline, sotto i crateri ecc...
Il dr. Alessio Feltri la definisce "Synaptic Network" ed è in sostanza una colossale e smisurata rete di "tubi biogenetici" alla quale i gusci si collegano per attingere acqua ed altri elementi nutritizi. Questa rete tubolare dovrebbe estendersi su tutto il pianeta, dal Polo Nord al Polo Sud e, molto probabilmente, scende a profondità rilevanti. Non è facile stabilire se essa sia un organismo unico oppure una sorta di struttura composta da una "collettività" di microrganismi, tuttavia non sarebbe da escludere nessuna delle due ipotesi. Naturalmente i "tubi" non possono essere facilmente osservati dato che si snodano sotto la superficie visibile, ma capita sovente che alcuni d'essi situati in un contesto periferico affiorano appena dalle sabbie e si confondono piuttosto bene fra le dune, tant'è vero che nessuno li ha mai notati. Eppure sono sempre stati sotto il naso di tutti. Scienziati compresi. Per fare un paio di esempi, potremmo paragonare la rete tubolare di Marte al nostro sistema circolatorio, dove l'arteria aorta e la vena cava stanno nel punto più centrale del nostro corpo, mentre via via i condotti sanguigni ("tubi") si estendono fino a coprire l'intero organismo divenendo sempre più sottili (vasi capillari). Oppure potremmo paragonarla alle radici delle nostre piante che attingono dal terreno acqua e altri minerali nutritizi e che possono raggiungere dimensioni ragguardevoli.
Nelle figure da 1 a 4 abbiamo cercato di rendere il più intelligibile possibile la presenza di questi "tubicini" i quali - come si dovrebbe ben comprendere - non solo collegano fra loro i gusci (le "rocce"), ma creano delle connessioni multiple fra vari "tubicini" che, a loro volta, andranno poi a collegarsi ad un condotto più grande (probabilmente nascosto nell'immediato sottosuolo). Per coloro che avessero tempo e volontà di cercare altre tracce di questa rete tubolare suggeriamo di dare un'occhiata al fotogramma PIA11746 prestando però attenzione a non confondere tutte le pieghette e le piccole dune sulla sabbia con i tracciati dei suddetti tubicini. Evitiamo, cioè, di cadere nel laccio dell'eccessiva suggestionabilità al punto da diventare come chi cerca facce su qualsiasi nonnulla. Con un po' di pratica e tanta pazienza si dovrebbe riuscire nell'intento. Qualche Lettore avrà senza dubbio da ridire circa la fondatezza di simili asserzioni dal momento che - come già detto - ne la NASA e nemmeno l'ESA hanno mai diramato comunicati stampa inerenti la scoperta di una tale e complessa strutturazione biologica su Marte. Vediamo allora di prendere in esame altro materiale attinente che il dr. Alessio Feltri molto gentilmente ci ha inviato. Suggeriamo a coloro che ne hanno la possibilità di indossare gli occhialini 3D perchè sono stati allegati diversi fotogrammi elaborati con questo sistema. Dunque, le figure 5 e 6 (Spirit, sol 338) mostrano in maniera più che eloquente la presenza di questi "tubi" nel substrato dove le ruote del rover hanno smosso e parzialmente scavato il terreno. Come appare fin troppo chiaramente i condotti tubolari si snodano, si diramano e si articolano in modo capillare. Sembrerebbe persino che le ruote di Spirit ne abbiano spezzato alcuni in modo netto. La figura 7 è un'immagine in 3D relativa al sol 121 di Spirit. Osservando attentamente si riesce a distinguere abbastanza bene la struttura tipicamente "fibrosa" dei piccoli condotti tubolari che si estendono nel substrato del terreno marziano. Anche la figura 8 relativa al sol 304 di Spirit mostra - sia nella versione 3D che in quella 2D - la presenza di alcuni piccoli condotti tubolari che emergono appena dal terreno.
Ancora, possiamo vedere un ulteriore esempio nella figura 9 (Spirit, sol 123) di condotti fibrosi che emergono dal terreno smosso dalle ruote del rover. Abbiamo inoltre degli esaustivi fotogrammi che ci mostrano alcuni dettagli strutturali dei condotti tubolari nella figura 10 (Opportunity, sol 217), nella figura 11 e nella figura 15 (Spirit, sol 376). Si riesce quasi a intravedere la micro-tessitura di questi intriganti condotti sinaptici che però rimangono difficili da interpretare qualora ne volessimo dedurne la rispettiva composizione. Generalmente le spiegazioni più accreditate dalla Comunità Scientifica vertono su normali interazioni chimiche fra l'acqua che un tempo bagnava la regione visitata dal rover e i minerali disciolti nel terreno.
Per cominciare ad avere una sommaria idea sul perchè alcuni gusci sembrano talvolta sfidare le leggi fisiche assumendo posizioni da equilibrista abbiamo un esempio (figura 12 in 3D relativa a Spirit, sol 521) che ci mostra la presenza di "venature" verticali situate nella parte bassa della struttura. Probabilmente i "tubicini" si aggancino ai gusci permettendo di penetrarli e trasferire acqua e nutrienti all'interno. Poichè il guscio risulterebbe essere assai più leggero rispetto ad una pietra, questi una volta agganciato tramite le fibre organiche potrà persino penzolare su un lato senza cadere. Il fotogramma 3D di figura 14 (Spirit, sol 512) potremmo definirlo straordinario poiché si può osservare un intero raggruppamento di questi "tubi" che sbucano fuori dal substrato del suolo marziano. L'impressione che si ha in base alla disposizione del filamenti tubolari è che siano stati tranciati o comunque spezzati in blocco. Per chiudere questa parte non poteva mancare certo un piccolo saggio di - probabilmente - ciò che resta della rete tubolare situata sulla Luna. La figura 13 evidenzia appunto un esteso reticolo composto da "qualcosa" di analogo ai condotti fibrosi di Marte nella regione del Monte Hadley (Per approfondire consultare l'articolo "Hadley's Inferno" del dr. Alessio Feltri). Abbiamo detto che supponiamo si tratti di "ciò che resta" in quanto dalla figura 16 sembrerebbe che anche sulla Luna esistano "rocce" del tutto identiche ai gusci marziani, però fossilizzate. Vi sono solo deboli tracce di quelle connessioni fibrose, sebbene nella parte DX del fotogramma si vede molto chiaramente una "roccia" a sezione arcata esattamente come quelle identificate nella regione di Husband Hill su Marte. Confrontando la figura 18, qui sotto, con i paesaggi ripresi da Spirit e Oppurtunity balza subito all'occhio l'incredibile similitudine di texture delle "rocce", per cui dobbiamo ammettere che anche la Luna potrebbe aver avuto un periodo durante il quale c'è stata una certa attività biogenetica, forse cessata quasi completamente o forse non del tutto....
2) STRUTTURA, COMPOSIZIONE E FUNZIONALITA' DELLA RETE TUBOLARE MARZIANA - La rete tubolare di Marte non ha niente a che vedere con fantomatici canali d'irrigazione costruiti da qualche Civiltà Marziana e nemmeno con le celeberrime tubazioni di vetro o metalliche immaginate da svariati cultori dell'archeologia spaziale. Come abbiamo già detto, si tratta piuttosto di strutture biologiche estremamente organizzate, ramificate e ripetitive. Per rendere l'idea, il condotto più grande svolge lo stesso compito di quello più piccolo. Nella figura 19 possiamo osservare un altro schema realizzato dal dr. Alessio Feltri il quale mostra la strutturazione gerarchica di condotti tubolari all'interno di un cratere marziano.
Dal momento che l'ubicazione di questa immensa rete biogenetica è la sub-superficie di Marte, dobbiamo ragionevolmente concludere che essa sia fondamentalmente costituita dal medesimo materiale presente sul pianeta. D'altronde la stessa Comunità Scientifica, in linea di massima, è favorevole nel ritenere il sottosuolo marziano una potenziale sede di nicchie adatte allo sviluppo di forme di vita anche relativamente complesse. Oltretutto è ormai risaputo che tanto l'acqua quanto il sale sono entrambi presenti su Marte. Infine, persino l'esistenza di sostanze organiche è un aspetto oggi riconosciuto, nonostante gli interminabili e stucchevoli dibattiti che durano sin da quando furono effettuati i famosi esperimenti biologici delle Viking nel 1976. Come abbiamo detto poc'anzi, i condotti tubolari si diramano per captare acqua e sali minerali dal sottosuolo marziano. Oltretutto, non sarebbe nemmeno da escludere che le pareti di questi condotti siano fabbricate da microrganismi simbiotici preposti a tale scopo esattamente come i gusci creati a loro volta da altri tipi di microrganismi simbiotici. La rete tubolare di Marte in sostanza fungerebbe da mezzo di trasporto dell'acqua e di elementi nutritizi che alimenteranno tutte le forme di vita presenti sull'intero pianeta le quali, in un modo o nell'altro, "costruiscono" gusci e condotti tubolari come in un'immensa catena di montaggio globale.
Soffermiamoci ora brevemente sulla figura 20. Sebbene la maggior parte dei canali visibili sulla superficie marziana potrebbero essere stati scavati da antichi corsi d'acqua o da flussi di lava, non sarebbe da escludere che alcuni d'essi siano invece la parte emergente di condotti tubolari il cui percorso complessivo in realtà si diparta dalla superficie. In sostanza, ciò che si vede rappresenterebbe solamente un tratto dell'intero condotto. Non dobbiamo però tralasciare un fattore determinante: i canali di solito non sono convessi, ma concavi, ed è proprio a motivo di errate interpretazioni che sono poi sorte le teorie dei tubi artificiali fabbricati da una presunta Civiltà Marziana. Il condotto tubolare potrebbe dunque trovarsi immediatamente sotto la zona depressa del canale oppure - perchè no - è persino probabile che la superficie ad albedo maggiore del canale sia essa stessa la parete emergente del condotto.
Indubbiamente il fascino dei "tubi di vetro" (glass tubes) è notevole, tant'è vero che questa idea per un certo tempo l'abbiamo tenuta in elevata considerazione anche noi. Sebbene oggi non la rigettiamo in modo ignominioso, riteniamo piuttosto che almeno un certo numero di canali marziani debbano essere rivisti non tanto in chiave ingegneristica, come prodotto di attività di origine artificiale, ma come prodotto di attività biogenetica indigena. Ovviamente la maggior parte degli scienziati pensano che l'alternarsi di tracciati regolari all'interno dei canali sia dovuto alla presenza di dune prodotte da antichi flussi d'acqua o dal debole vento marziano; certamente una spiegazione plausibile, ma inefficace nel suo insieme. La fig. 22 ci fornisce invece un eccellente supporto visivo per meglio identificare queste linee quali "strutture di tipo fibroso" che si ripetono in continuazione, conferendo dunque ai suddetti canali caratteristiche ancora più significative. Si noti bene come le suddette strutture di tipo fibroso riescano facilmente a sistemarsi pure all'interno di crateri in modo da creare forme di tipo geometrico con collegamenti ai bordi.
Ecco un'altra serie di punti chiave del dr. Feltri a proposito della "synaptic network" e dell'interazione con i gusci: Perchè nelle Pancam le strutture reticolari non si vedono?
Ma se i gusci sono dappertutto, come possono trovare l'acqua sub-superficiale praticamente dovunque?
VEGETAZIONE MARZIANA - Un ultimo aspetto a proposito della "rete tubolare" marziana menzionato dal dr. Feltri merita la nostra attenzione perchè ci aiuta ancor più a comprendere le dinamiche dell'interazione tra atmosfera e ambiente locale. E' altamente plausibile che, in definitiva, si tratti di una sterminata forma di vegetazione orizzontale. Cosa vorrebbe indicare ciò? Ebbene, poichè la parte di atmosfera ad alta densità è ubicata a contatto con il suolo (e non mantenendosi tale che per pochissimi metri al di sopra) tale forma vegetale non si è sviluppata come quella terrestre crescendo in verticale, ma si è adattata sviluppandosi al suolo e nel sottosuolo dove aria ed acqua sono facilmente captabili. Questo aspetto demolisce le tesi secondo cui vi sarebbero su Marte estese foreste di alberi alti decine se non centinaia di metri. Come spiega il dr. Feltri, una tale situazione implicherebbe presumibilmente l'esistenza "al suolo" di un'atmosfera di tipo terrestre, ipotesi che condividiamo largamente ma che da un punto di vista volumetrico non coincide con i dati ufficiali conosciuti. E' infine da ritenere (come anche la NASA ipotizza) che la proto-vita di Marte non sia un qualcosa di primitivo, ma di precedente alla vita terrestre; pertanto se l'immensa rete simbiotica gusci-synaptic network esistesse da moltissimo tempo potrebbe indicare la presenza oggi di grandi quantità di petrolio di origine biologica nel sottosuolo marziano, ipotesi che Pianeta Marte.net porta avanti dal 2007.
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