Figura 1.
Rappresentazione della teoria del dr. Brad Hansen: Venere e Terra
nascono nei bordi dell'anello planetario, mentre mercurio e Marte si
formano al suo interno.
Prenderemo
in esame lo studio condotto dal dr. Brad Hansen dell’Università di California a
Los Angeles, recentemente presentato al Meeting di Long Beach dell’American
Astronomical Society. Si tratta di una ricerca che consideriamo
straordinariamente affascinante perchè, sotto certi aspetti, avvalora parecchio
la nostra "Teoria del Sistema binario Terra-Marte". Ovviamente non la sposiamo
del tutto per ragioni che di seguito esporremo, tuttavia ne vorremo ugualmente
evidenziare i pregi.
Secondo il
dr. Hansen i quattro corpi celesti interni sarebbero nati da un anello di
materia più vicino al Sole. Successivamente le forze gravitazionali avrebbero
agito nell'assestarne le orbite. L'aspetto, diciamo, innovativo sta nel fatto
che i pianeti si sarebbero formati sostanzialmente entro un anello di materia
suddiviso almeno in due parti: uno vicino al sole (pianeti interni) e l'altro a
maggior distanza (pianeti esterni).
La teoria
del dr. Hansen, partendo da un'analisi delle immagini di Mercurio, Venere, terra
e Marte in sequenza e dal modo come essi orbitano attorno al sole, si basa su
una simulazione computerizzata la quale dimostrerebbe come da un anello
planetario vicino al sole due pianeti più grandi avrebbero potuto formarsi,
rispettivamente, uno entro il bordo interno e l'altro nel bordo esterno.
Dovrebbe essere abbastanza chiaro che il pianeta interno sarebbe stato Venere
mentre quello esterno la Terra. La simulazione presuppone che entro l'anello
c'era ancora materia dalla quale si formarono sia Mercurio che Marte,
allontanati verso l'esterno dal gioco di forze gravitazionali esercitate da
Venere e dalla Terra fino a raggiungere le orbite che, da allora, occupano
tutt'oggi.
Nella teoria
del dr. Hansen c'è spazio pure per la Luna. Come lo stesso scienziato ammette,
le caratteristiche geologiche dei pianeti interni dimostrerebbero che essi hanno
subito molti impatti con corpi di varie dimensioni, compresa la Terra. Uno di
questi impatti fu tale da provocare il distacco dal nostro pianeta di una
notevole quantità di materia dalla quale si formò il nostro satellite naturale.
Pregi e difetti di questa teoria
Abbiamo
detto che questa ipotesi è straordinariamente interessante perchè avvalora la
nostra. Come? Ebbene, si faccia riferimento alla figura 1.
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Questa tesi
dimostra che i pianeti possono subire delle alterazioni orbitali tutt'altro che
trascurabili, eventi certamente abbastanza improbabili, ma non impossibili.
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Dimostra,
almeno in linea teorica, che Marte (come da noi sostenuto) non occupava affatto
l'orbita attuale bensì una molto più vicina al sole, avvalorando persino il
modello Velikovsky-Ackerman.
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Getta uno
sguardo ai sistemi gemellari, concetto peraltro da noi ben supportato e anche da
altri ricercatori.
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Non preclude
affatto la possibilità che Terra e Marte ebbero un periodo di contatto, sebbene
noi riteniamo che Terra e Marte si formarono insieme.
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Entro certi
limiti avvalora anche l'ipotesi del prof. Tom Van Flandern, il quale sostiene
che Mercurio fu un satellite di Venere poi sfuggitogli.
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Si comprende
che l'anello planetario vicino al sole doveva essere estremamente denso, e
questo è coerente alla nostra Teoria.
Non
condividiamo il presupposto di basare una simile teoria "solo" sull'analisi di
immagini delle superfici planetarie e del moto orbitale perchè si rischia di
renderla gravemente lacunosa davanti ad ulteriori parametri ben importanti
quanto i succitati. Ad esempio: che dire dei campi magnetici e delle rispettive
anomalie? Che relazione hanno le irregolarità dell'orbita di Marte e di Mercurio
rispetto a quelle di Venere e Terra? Che relazione esiste nelle rispettive
composizioni e densità delle atmosfere planetarie? Perchè Mercurio ha una
densità media pari a quella di Venere e Terra, mentre Marte invece ha una
densità simile a quella della Luna?
Dobbiamo poi
tenere conto di un altro fatto per nulla da sottovalutare: le simulazioni si
basano sempre su un programma il quale, date una serie di variabili e di
opportuni calcoli sequenziali basati su processi iterativi a loop, simula il
soggetto della teoria in questione. Quindi, non è tanto un problema di Meccanica
Celeste quanto di sapere se un determinato evento sia realmente accaduto,
quando, dove e per quanto tempo. Non è certo cosa facile stabilire se Mercurio e
Marte avrebbero potuto effettivamente formarsi in un volume di spazio di circa
50 milioni di km di sezione senza considerare che tutta la materia avrebbe
potuto essere assorbita dai pianeti maggiori. Peggio ancora, non è detto che le
stesse forze gravitazionali avrebbero dovuto necessariamente scalciare Mercurio
e Marte agli antipodi l'uno rispetto l'altro. Anzi, sarebbe stato certamente più
probabile che Mercurio e Marte, ad un certo punto, avessero incontrato Venere e
Terra, subendo rispettivamente la cattura quali satelliti naturali.
Che dire poi
del momento angolare dei singoli pianeti? E' un aspetto che, almeno in
apparenza, fa a botte con la teoria del dr. Hansen perchè la rotazione dei
pianeti, volendo, avrebbe parecchio da dire sulla loro origine e formazione.
Inoltre Mercurio ha una struttura tale da farlo sembrare un nucleo planetario
senza mantello, mentre Marte sembra quasi un guscio senza nucleo.
Figura 2.
Rappresentazione della teoria del dr. Brad Hansen: Venere e Terra
rimangono sostanzialmente nelle rispettive posizioni, mentre
Mercurio e Marte vengono scalciati fuori. |
Due parole
vorremmo spenderle sui sistemi gemellari. La teoria del dr. Brad Hansen ha il
pregio di farci un po' rivalutare l'idea di due coppie gemelle, ovvero
Terra-Marte e Venere-Mercurio. Non è cattiva in se e ben si adatta al nostro
modello di Sistema Solare originale. Tuttavia comporta altri problemi che non
sono facili da conciliare con la struttura di Mercurio e di Marte, nella
rotazione di Venere e nelle composizioni delle atmosfere. Ammettiamo onestamente
un certo grado di incertezza...
Figura 3. Rappresentazione di sistema gemellare doppio tra
Terra-Marte e Venere-Mercurio. |
Nel
complesso, riteniamo il lavoro del dr. Hansen molto buono e da approfondire
ulteriormente. E' una teoria che avvalora molto la nostra e allarga decisamente
quel rigido pragmatismo caratteristico di molte teorie tradizionali sulla
dinamica delle formazioni dei sistemi planetari.
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